MALASANITA’. IL TRIBUNALE DI PALERMO CONDANNA IL MINISTERO DELLA SALUTE
I fratelli T.G. di 40 anni e T.M. di 44 anni, figli della signora P.G., deceduta a causa di una cirrosi epatica degenerata in un epatocarcinoma multifocale derivante da emotrasfusione, avevano citato in giudizio il Ministero della Salute per ottenere il risarcimento dei danni subiti “iure proprio” in conseguenza dell’intervenuto decesso della propria congiunta, essendosi prescritto il termine quinquennale per ottenere l’indennizzo previsto dalla legge n. 210/92 .
Gli attori, assistiti dagli avvocati Girolamo Rubino e Leonardo Cucchiara, rivendicavano il diritto al risarcimento dei danni subiti e segnatamente di un danno morale, derivante dalle sofferenze e dai pregiudizi>correlati alla perdita di un congiunto, e di un danno biologico (psichico), afferente uno dei due fratelli, il signor T.M., connesso all’aggravamento di una patologia in conseguenza del decesso dalla madre.
Si è costituito in giudizio il Ministero della Salute, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso dall’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, per chiedere il rigetto delle richieste risarcitorie avanzate dai due fratelli.
Il Tribunale di Palermo, Terza sezione Civile, ritenendo fondate le pretese risarcitorie formulate dagli avvocati Rubino e Cucchiara ha condannato il Ministero della >Salute, in persona del Ministro pro tempore, al pagamento della somma di euro centomila in favore dei due fratelli, oltre gli interessi legali dalla data >della domanda fino al sodisfo, condannando altresì il Ministero della Salute al pagamento delle spese giudiziali liquidate in euro ottomilaseicento, oltre iva >e cassa di previdenza forense.
Laddove il Ministero della Salute non effettuerà il pagamento delle somme dovute entro il termine di 120 giorni dalla data di notifica della sentenza gli avvocati Rubino e Cucchiara si riservano di proporre un ricorso per ottemperanza di giudicato davanti al Tar Sicilia per chiedere la nomina di un commissario “ad acta” che intervenga in via sostitutiva.