VULNERABILITA’ MAGISTRATO VELLA, LETTERA APERTA AL MINISTRO DELL’INTERNO, ANGELINO ALFANO
Gentile Ministro,
nella Sua provincia agrigentina, da anni, opera il magistrato Salvatore Vella. Dapprima alla Procura di Sciacca, poi alla Procura antimafia di Palermo con distacco a Sciacca, oggi alla Procura della Repubblica di Agrigento. Il magistrato Vella ha condotto delicatissime indagini sulle cosche mafiose conclusesi con le operazioni Scacco Matto e Face Off.
Indagini che sono approdate nelle aule giudiziarie confermando l’impianto accusatorio con sentenze sancite anche in secondo grado. Il magistrato Salvatore Vella, oltre ad espletare il ruolo di inquirente, svolge una costante azione di diffusione della cultura della legalità con continui incontri con giovani, scuole, convegni.
Qualche mese fa, al magistrato Salvatore Vella è stata revocata la scorta, pur continuando a ricevere messaggi intimidatori. Le, signor Ministro, è a capo del Viminale. E’ agrigentino ed è sempre stato efficace difensore della cultura della legalità, ma anche paladino di quei magistrati che impegnano la loro vita contro la lotta alla mafia. Numerose associazioni culturali agrigentine hanno manifestato sostegno e solidarietà al magistrato Vella, indignandosi, inoltre, contro la scelta della revoca della scorta a tutela dello stesso magistrato.
Anche il sindaco di Sciacca, oggi, chiede il ripristino della scorta e chiede lumi su una scelta rivelatasi difficile da comprendere. Ci attendiamo da Lei, quale massimo organo dello Stato deputato alla sicurezza dei cittadini e dei servitori dello Stato, un chiaro ed inequivocabile atto sulla vicenda relativa alla revoca della scorta al magistrato Vella.
Qui di seguito, riportiamo alcuni episodi accaduti al magistrato e che evidenziano ombre inquietanti. Gli agrigentini, e non solo, attendono da Lei un riscontro alla vicenda. Vella è senza scorta. Dicono che non ci sono motivi di pericolo per la sua incolumità.
La presente lettera, gentile signor Ministro, affinchè Lei assuma iniziative idonne a rimuovere la vulnerabilità in cui il magistrato Salvatore Vella è stato posto dallo Stato. Tutto ciò per evitare inutili ricordi di un titolo di uno dei romanzi più conosciuti di Gabriel García Márquez.
Sciacca, 13 maggio 2013 – Corriere di Sciacca
L’inseguimento sulla fondovalle. 19 maggio del 2009. Vella era in servizio alla Dda di Palermo. Dopo un’udienza in un processo antimafia celebrata nel Tribunale di Sciacca, si dirige alla volta di Palermo sull’autovettura blindata, con alla guida un autista giudiziario insieme a un carabiniere di tutela. Dopo lo svincolo per Santa Margherita Belice il militare di tutela notava che un coupé Bmw, di colore nero, seguiva la croma blindata nonostante quest’ultima procedesse a velocità sostenuta con dispositivo lampeggiante acceso. La Bmw sorpassava la croma blindata a una velocità di circa 170 km orari subito dopo lo svincolo di Poggioreale. All’altezza del distributore di benzina Agip, situato pochi chilometri dopo sulla medesima Strada Statale, diminuiva la velocità e si faceva sorpassare. Il militare di scorta contattava la centrale operativa dei Carabinieri per informarli del fatto. Il veicolo Bmw nero, con a bordo due individui, continuava a seguire la Croma a velocità molto sostenuta. La Centrale operativa informava il militare di che il veicolo sospetto risultava essere intestato a un soggetto residente a Ribera, cittadina ad alta densità mafiosa. L’inseguimento da parte della Bmw, intanto, continuava, nonostante la Croma procedesse a velocità sostenuta con lampeggiante e sirena inseriti. Nonostante la richiesta di rinforzi alla centrale operativa, l’auto con a bordo il magistrato superava gli svincoli di San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi senza che alcuna autovettura dei Comandi territoriali avesse avuto la possibilità di intervenire per intercettare l’auto degli inseguitori. Il viaggio della Croma terminava sotto l’abitazione palermitana del magistrato. L’autore dell’inseguimento, durato più di km 60, venne identificato in un pregiudicato di Ribera. In seguito sia l’autore dell’inseguimento che il passeggero patteggiarono la pena dinanzi al Tribunale di Caltanissetta, per aver costretto la Croma blindata a procedere per quasi tutta la “Fondovalle” da Sciacca a Palermo a velocità folle. Quasi certamente si è trattato di un “messaggio” al magistrato su una strada statale percorsa spesso.
23 dicembre del 2009 le minacce arrivano nel corso di un’udienza. Il magistrato Vellaera nell’aula di udienza del Tribunale di Sciacca, a svolgere la sua funzione di Pubblico Ministero nel procedimento “Face Off”. In quell’occasione veniva espressamente minacciato dall’imputato Luigi Panepinto -che si trovava all’interno della “gabbia” dei detenuti- il quale rivolto al magistrato proferiva: “Non si preoccupi che la ruota gira e prima o poi arriva per tutti”. “Boom”.
Il 4 aprile 2011 missiva di minacce per Vella. Mentre si trovava in Bivona come relatore in un convegno a carattere giuridico insieme al professore Bartolomeo Romano, nell’aula magna del locale Liceo Classico, al termine del convegno rinveniva sopra i documenti, lasciati incustoditi per una decina di minuti al banco dei relatori, una missiva anonima con sopra riportato il modello dell’autovettura blindata in uso allo stesso e l’esatto numero di targa, con l’aggiunta della dicitura “Boom”.
L’ultima investigazione di Salvatore Vella a poche settimane fa. Il pm della Dda. di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 presunti appartenenti alle famiglie mafiose di Alessandria della Rocca nel procedimento penale denominato “Alisciannara”, originato dalle indagini per l’omicidio di Pietro Chillura, in vita appartenente a Cosa Nostra e figlio di mafioso, condotte dal magistrato mentre era in servizio nella la Procura di Sciacca. Il procedimento si fonda per buona parte sulle lunghe dichiarazioni testimoniali rese della madre e della sorella del defunto Pietro Chillura rese al magistrato Vella, ai cui le due donne si sono espressamente rivolte.
11 maggio 2013 Lettera a Cutrò con firma falsa di Salvatore Vella.