CALOGERO FILIPPO BONO: “VALORIZZARE I FIGLI ILLUSTRI DI SCIACCA OLTRE I CONFINI URBANI”
“Sciacca è una città che da sempre si è caratterizzata per aver dato i natali a delle personalità che in diversi campi si sono contraddistinti e hanno fatto parlare di se nel mondo”.
Con questa premessa, il presidente del Consiglio comunale, Calogero Filippo Bono, pone la necessità di valorizzare meglio la memoria dei “figli illustri” di Sciacca. Per Bono, è necessario andare oltre i confini urbani, appunto per la rilevanza di quanti hanno contribuito nel mondo dell’arte, della scienza, della cultura.
“I nomi di figli illustri della nostra città- scrive Calogero Filippo Bono- sono noti ai più, ma vi sono anche altri saccensi che sono famosi nel mondo ma per oscuri motivi dimenticati dai saccensi. In particolare vorrei ricordarne due, Giuseppe Mario Bellanca e Giovanni Antonio Medrano. Il primo fu un ingegnere aeronautico (Sciacca 1886 – New York 1960) che negli Stati Uniti dove si trasferì al termine degli studi progettò il primo monoplano. Nel 1927 fondò anche una compagnia di costruzione di aeroplani e la prestigiosa rivista Time gli dedicò la prima pagina come “uomo dell’anno”. Pochi italiani hanno avuto questo privilegio. Il secondo, architetto natio di Sciacca (Sciacca 1703 – Napoli 1760) ma vissuto in giro per l’Italia dove ha lasciato diverse testimonianze della sua opera. Mi piace ricordare ad esempio il Teatro San Carlo di Napoli che ha mirabilmente progettato”.
Per il Presidente del Consiglio comunale, “compito degli amministratori locali, ma anche del mondo culturale saccense, è quello di meglio valorizzare l’opera di questi nostri concittadini creando eventi ed occasioni di discussione di rilievo sui quali possa concentrarsi anche l’attenzione dei media nazionali. In questo senso mi riferisco sia ai vari Bellanca e Medrano ma anche ad altri figli di Sciacca più noti quali Mariano Rossi, Tommaso Fazello, Michele Blasco, Agostino Inveges o Cataldo Amodei”.
Per Calogero Filippo Bono, se è “lodevole l’operato dell’assessore alla cultura, Salvatore Monte”, biosgna, però, uscire fuori da un certo modo di fare e pensare tipico del provincialismo e quindi cercare sempre più di uscire fuori dalle nostre mure medioevali. L’idea potrebbe essere una serie di convegni con persone di rilevo nazionale che possano parlare della vita ed delle opere dei nostri figli. Il momento è propizio perché ritengo si noti un certo crescente fermento cultuale in città che va coltivato, spronato ma anche soddisfatto”.