STRAGE CAPACI, INDIVIDUATO IL COMMANDO: 8 ARRESTI. ECCO CHI PROCURO’ L’ESPLOSIVO

L’ultimo pentito di mafia, Gaspare Spatuzza, fa  i nomi degli esecutori che erano sfuggiti a tutte le inchieste. Il tritolo utilizzato per la strage di Capaci fu recuperato da alcuni residuati bellici trovati in mare.

“L’esplosivo era solido, dopo averlo macinato lo setacciavamo con lo scolapasta”, è scritto nel verbale. Il procuratore Lari: “Nell’esecuzione della strage non sono emersi soggetti esterni a Cosa nostra, né mandanti esterni”.

Gaspare Spatuzza chiama in causa alcuni fedelissimi di Giuseppe Graviano, il capomafia del quartiere palermitano di Brancaccio che sta dietro tutte le stragi del ’92 e del ’93. Si tratta di Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Sono tutti in carcere già da tempo, con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio. Nei loro confronti è scattata una nuova ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Caltanissetta Francesco Lauricella, su richiesta del procuratore aggiunto Domenico Gozzo e dei sostituti Onelio Dodero e Stefano Luciani.

Di quel commando di Brancaccio mai nessun pentito aveva parlato nel corso dei processi che si sono celebrati per la strage di Capaci.

Processo che si è concluso con una quarantina di condanne, fra mandanti ed esecutori. Giuseppe Graviano aveva ordinato massima risarvatezza per le operazioni di confezionamento: 200 chili di tritolo, prelevato dal mare, furono poi consegnati a Giovanni Brusca, che intanto aveva procurato altri 200 chili di esplosivo utilizzato nelle cave, “l’Euranfo 70”.

Per la sistemazione della carica finale, Brusca si avvalse di due consulenti: il cugino, che lavorava con gli esplosivi nelle cave, e Pietro Rampulla, un estremista di destra che aveva anche lui molta dimestichezza con gli esplosivi.

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