AZIENDA SACCENSE INGAGGIA INVESTIGATORE PRIVATO PER PEDINARE PROPRIO LAVORATORE, POI LICENZIATO. MA IL GIUDICE GLI DA’ TORTO

Azienda saccense si era rivolta ad un’agenzia di investigazioni e scoperto che un proprio lavoratore durante il periodo di cassa integrazione era impegnato in un’altra attività. Il licenziamento, scaturito da quella scoperta, non ha prodotto però all’azienda un beneficio, ma una perdita. Il giudice del lavoro ha infatti accolto il ricorso dell’operaio, reintegrandolo al lavoro e obbligando l’azienda a rimborsare un anno di stipendi non percepiti. La vicenda è avvenuta a Sciacca. Il giudice del lavoro presso il locale tribunale, Antonino Cucinella, ha accolto il ricorso del dipendente contro il proprio licenziamento per “giusta casa”, e ha condannato la ditta.

L’azienda, il noto gruppo Fauci, che è leader in Sicilia nella produzione laterizi con impianti a Sciacca, Arigento e nelle province di Palermo e Messina, avrebbe scoperto, attraverso pedinamenti affidati a un’agenzia di investigazioni private, che A.F., un operaio di 39 anni, prestava la propria opera al servizio di un’altra impresa presso un cantiere edile in località Sovareto.

Il giudice, però, ha dato torto alla ditta di laterizi, visto che nel periodo in cui lavorava altrove il dipendente si trovava in cassa integrazione. L’ordinanza di reintegro del tribunale stabilisce che “non può configurarsi giusta causa perchè la prestazione di altra attività remunerata durante il periodo di cassa integrazione non è idonea a ledere il vincolo fiduciario tra lavoratore e datore di lavoro”

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