STUPIDA MELINA. LA CITTA’ SOFFOCATA DA GIOCHI ILLOGICI
Sul progetto del centro commerciale, Ambrogio chiede ancora una proroga perchè manca il business planing.Ma che c’entra con la competenza squisitamente tecnico-urbanistica della Commissione?
Editoriale di Filippo Cardinale
Vi è la brutta abitudine, in questa città, di applicare allo spasimo la melina. Nel gergo calcistico, la melina consiste nel trattenere a lungo la palla mediante ripetuti passaggi da un giocatore all’altro allo scopo di perdere tempo e conservare il risultato utile conseguito.
Il presidente della Commissione consiliare urbanistica, Giuseppe Ambrogio, chiede un’ulteriore proroga, alla Presidenza del Consiglio comunale, per esaminare ancora, dopo 45 giorni e utilizzando il tempo massimo previsto dal regolamento, il progetto della realizzazione del centro commerciale in contrada Tabasi che richiede la variante urbanistica.
Un progetto corredato da tutti i pareri, e da verbali di diverse conferenze di servizi. Contattato il Presidente della Commissione Urbanistica, per capire il motivo della richiesta di una proroga fuori tempo massimo, mi ha spiegato che manca la documentazione finanziaria, cioè il business planing. Perbacco!
Mi sono interrogato davanti lo specchio, per capire meglio anche la mia espressione che, vi assicuro, è stata ed è di stupore. Divento una belva quando nelle cose non riesco a trovare una logica. E nella spiegazione fornitami da Ambrogio non riesco proprio a trovare una logica. Nel caso specifico, la logica cozza contro la richiesta del documento finanziario di un investimento privato, senza ricorrere a contributi pubblici, da parte del Presidente della Commissione Urbanistica la cui competenza (tra l’altro il parere della Commissione non è vincolante) è strettamente perimetrata all’interno della materia urbanistica.
Che c’entra la richiesta di un business planing con una variante urbanistica? Nulla. Tale documento non è stato richiesto neanche per l’investimento del Golf Resort di sir Rocco Forte, il cui ammontare era di 120 milioni di euro, di cui 40 milioni con intervento pubblico. La domanda appare spontanea: perché? Mancando una risposta logica, il sospetto porta a pensare che si tratta solamente di una stupida melina. Ma perdere tempo perché? Non basta far perdere ad un imprenditore anni di tempo? Non basta una situazione di crisi occupazionale che getta nella disperazione famiglie?
Molto probabilmente, taluni rappresentanti del popolo si arrogano il diritto di scelte che incidono in maniera incisiva sullo sviluppo del territorio. Il loro pensiero, purtroppo, è costretto all’interno di un quartiere e immaginano che il mondo si fermi lì. Sciacca sta maledettamente soffrendo la presenza di strutture attrattive di flussi di consumatori che vengono dirottati ad Agrigento, a Castelvetrano, a Palermo. Financo ad Agira, dove il sabato si dirigono, con partenza da Sciacca, pullman verso l’outlet.
La nostra città, soffocata da una pericolosa spinta centrifuga, ha bisogno di invertire la rotta. Sciacca ha bisogno di attrarre flussi di persone, di visitatori, di consumatori. Solo conquistando fette di bacino fuori perimetro urbano possono nascere nuove occasioni, nuove potenzialità, nuove opportunità. Le crisi si cavalcano, guai a rimanerne vittime.
Le crisi servono a sviluppare nuova linfa, nuova fantasia, nuovo vigore. E qui chiedo perdono ai lettori, ma sono invogliato a citare un pensiero di Albert Einstein sulle crisi: Non pretendiamo che le cose cambino se continuiamo a farle allo stesso modo. La crisi è la miglior cosa che ossa accadere a delle persone e a interi paesi perché è proprio la crisi a portare il progresso. La creatività nasce dall’ansia come il giorno nasce dalla notte scura. È nella crisi che nasce l’inventiva, le scoperte, le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce le proprie sconfitte alla crisi violenta il proprio talento e rispetta più i problemi che le soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’ incompetenza, lo sbaglio delle persone e la pigrizia nel trovare soluzioni. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine. Scena crisi non ci sono meriti. È nella crisi che ciascuno di noi affiora, perché senza crisi qualsiasi vento è una carezza. Parlare di crisi è creare movimento, adagiarsi su di essa vuol dire esaltare il conformismo. Invece di questo lavoriamo tutti, l’ unica crisi minacciosa e la tragedia di non voler lottare per superarla .
Sulla questione relativa al nascituro centro commerciale a Sciacca, l’imprenditore ha già stipulato un protocollo d’intesa con il Comune. Un protocollo voluto dall’Amministrazione in sinergia con le forze e categorie commerciali, in modo specifico con il mondo commerciale del centro storico. Rimane una questione prettamente sulle spalle dell’imprenditore, il rischio d’impresa. Se l’imprenditore sbaglia il suo marketing paga con i soldi suoi.
Ma nel suo portafoglio non possono certamente entrare le masturbazioni politiche di chi intende praticare stupide meline. E allora, anziché applicare la melina, se non vi sono cavilli tecnici-urbanistici, si esprima un parere “politico”: noi vogliamo Sciacca così, oppure in quest’altro modo. Discorso chiaro e trasparente, ma niente stupide meline.