PONTE VERDURA: DEVIATO L’ALVEO EMERGE LA REALTA’. SITUAZIONI SURREALI
La nostra relazione tecnica redatta dopo un sopralluogo a deviazione dell’alveo avvenuta
Siamo stati sul letto del fiume, nella parte prosciugata, domenica mattina 24 febbraio, insieme all’ingegnere Giuseppe Di Giovanna. Gli abbiamo affidato il compito di redigerci una relazione tecnica che pubblichiamo.
Egregio Direttore
Come da Lei richiesto, Le rassegno con la presente le considerazioni tecniche in merito al sopralluogo stamane effettuato, congiuntamente a Lei, al ponte crollato sul Verdura.
Ritenevo tale sopralluogo particolarmente rilevante al fine di comprendere il meccanismo del crollo, in quanto la deviazione del corso del fiume, effettuata nei giorni scorsi, avrebbe permesso di esaminare i particolari dei luoghi, finora celati dalle acque, prima ancora che la prosecuzione dei lavori li possa alterare, rendendone impossibile la lettura.
Come Lei stesso ha potuto constatare, nel corso della impervia passeggiata con il sottoscritto effettuata all’interno dell’alveo del fiume, la documentazione fotografica ottenuta e le dirette constatazioni effettuate hanno ben ripagato le nostre fatiche.
Veniamo ai fatti.
Il ponte sul Verdura risultava costituito da cinque campate ad arco ribassato in muratura, realizzate nel 1875. L’ esame visivo delle tre campate ancora esistenti, dal lato Ribera, non mostra segni di ammaloramento, fessurazione o degrado tali da far supporre vizi costruttivi o comunque fenomeni di instabilitá del ponte stesso.
Risultano invece crollate le prime due campate lato Sciacca ed abbattuto il primo pilone il quale, tuttavia, si mostra integro e di ottima fattura.
La prima evidenza che si coglie oggi é che il nuovo corso del fiume, artificialmente deviato nei giorni scorsi sotto le campate del ponte lato Ribera (scorreva finora invece sotto la prima campata lato Sciacca), sembra innaturalmente rialzato, rispetto al vecchio corso, di circa tre metri, inducendo non poche preoccupazioni su quanto potrebbe accadere se, nel corso dei prossimi lavori, si verificassero piogge intense.
Gli argini realizzati in questi giorni, di altezza e consistenza ridottissima, non reggerebbero certamente, riportando il corso del fiume nel percorso originale che potrebbe, nel frattempo, essere occupato dai lavori che andranno eseguiti.
Un piú attento esame mostra con chiarezza i motivi della considerevole differenza di livello fra il veccho corso ed il corso deviato. Non é il nuovo corso ad essere innaturale, ma il vecchio. In corrispondenza della prima campata lato Sciacca si denota infatti un abbassamento dell’alveo del fiume che si stima in circa 2,5 od addirittura 3,0 metri. Tale abbassamento ha intaccato la formazione di base del terreno, costituita da argille azzurre plioceniche che, dai frammenti raccolti, si mostrano di ottime caratteristiche meccaniche.
Le fondazioni, sia del pilone crollato, sia della spalla del ponte lato Sciacca, che originarianente risultavano ben ammorsate, per una profonditá non inferiore ad 1,5 o 2,0 metri in tale ottimo terreno di fondazione, risultano completamente scoperte. In alcuni punti si denotano addirittura cavità al di sotto del primo strato di fondazione, costituito da calcestruzzo con inerti a grossa pezzatura.
Ritengo, alla luce di tale constatazione, immediatamente rilevabile nella documentazione fotografica, di poter escludere meccanismi di crollo diversi da quello dello scalzamento al piede per erosione dell’alveo del fiume. Le ottime caratteristiche delle argille, in cui risultavano ben ammorsate le fondazioni, fanno pertanto del tutto escludere che si sia verificato un cedimento per compressione o refluimento del terreno di sottofondo od altri meccanismi di crollo.
Per quanto riguarda le cause che possono aver provocato una cosí imponente erosione dell’alveo costituito, si ripete, da argille di ottime caratteristiche, fino al punto da evidenziare un vero e proprio gradino in cui tali argille risultano esposte, lungo l’argine lato Sciacca, si ritiene che solo l’azione erosiva delle acque, protratta per un numero molto considerevole di anni od addirittura una azione di natura artificiale (escavazione meccanica) possano avere ingenerato un simile fenomeno.
Sta di fatto che, allo stato attuale, risultano completamente scoperte, per tutta la loro altezza, sia le fondazioni del pilone crollato sia le fondazioni della spalla ancora integra lato Sciacca, sulla cui stabilitá nutro serie perplessitá. Per quanto riguarda le condizioni statiche dell’allargamento del ponte, realizzato in cemento armato agli inizi degli anni settanta del novecento, anche in questo caso la situazione non appare normale.
Il plinto di fondazione del primo pilone lato Sciacca (in aderenza a quello crollato in muratura) é completamente fuori terra e si individuano le teste dei pali di fondazione. Piú preoccupante risulta la spalla in cemento armato lato Sciacca di tale allargamento, totalmente sospesa in aria per un rilevante tratto, e sotto la quale non si individuano pali trivellati.
Se, come appare, tale spalla fosse stata realizzata a suo tempo su fondazione diretta (ossia senza pali) si puó ipotizzare, anche per essa, un imminente pericolo di crollo.
Le opere che saranno prossimamente realizzate dall’ANAS dovranno pertanto prevedere anche consistenti opere in cemento armato per la stabilizzazione della spalla del ponte lato Sciacca che, dalla scarna documentazione fin qui resa pubblica, non mi pare sia stata prevista (era invece stata prevista dal lato Ribera) con conseguente aumento dei costi e dei tempi di realizzazione che, dallo stato dei luoghi, mi appaiono molto difficilmente contenibili nei quaranta giorni previsti.
Nella speranza di averLe fornito un quadro abbastanza chiaro della situazione dei luoghi, Le invio cordiali saluti.
Sciacca 24/02/2013
Ing. Giuseppe Di Giovanna