ECCO PERCHÉ SEGUITIAMO AD ESSERE PERPLESSI SULLA SOLUZIONE ANAS

Dopo le spiegazioni dell’ingegnere Di Giovanna, vi evidenziamo l’aspetto idrogeologico attraverso l’ingegnere Prinzivalli

La nostra perplessità sulla vicenda del crollo del ponte del Verdura, seguita dalla soluzione adottata dall’Anas, non trova riposo. Non ce la facciamo proprio ad accogliere decisioni che generano domande alle quali l’Anas non risponde, evidenziando poca sensibilità nei confronti di un vasto territorio. Pubblichiamo il contributo che ci ha fatto pervenire l’ingegnere Giuseppe Prinzivalli.

Il crollo del ponte è stato sicuramente un fenomeno naturale, dovuto al collasso strutturale dell’arco in muratura, che lesionandosi ha generato una serie di spinte sulla  pila dei pilastri su cui era poggiato, determinando il loro cedimento e quindi il crollo.

Cedimento dovuto all’erosione del piede del pilastro che non avendo più un appoggio stabile si è ribaltato. Il fenomeno dell’erosione è secondo me il problema principale relativo al posizionamento dei tubi sui quali verrà realizzata la strada sovrastante. L’attività erosiva del fiume dipende dalle caratteristiche delle rocce su cui scorre, dalla pendenza dell’alveo e dalla portata del fiume, caratteristiche queste ultime che determinano la velocità delle acque; inoltre, l’abrasione delle rocce da parte di un fiume è aumentata dalla presenza nelle acque dei materiali trasportati; a questa attività di tipo meccanico se ne aggiunge anche una di tipo chimico, di corrosione più o meno veloce delle rocce su cui l’acqua scorre.

Nel caso specifico per il posizionamento dei tubi si sta operando sulla deviazione delle acque e non sulle caratteristiche del terreno su cui scorre il fiume. A mio parere sarebbe idoneo rallentare il flusso delle acque a monte intervenendo direttamente sul lago artificiale di Favara, che alimenta il fiume, cercando di diminuire la portata delle acque stesse. Il fiume verdura ha infatti una lunghezza complessiva di 53 chilometri con un bacino idrografico di 422 chilometri quadrati.

Da uno studio eseguito dal sottoscritto la portata di massima piena calcolata con un Tempo di ritorno di 200 anni è di 200.000 litri al secondo ovvero 720.000.000 litri ad ora, una quantà di acqua che richiede una serie di tubi aventi un diametro maggiore di 5,00 m. Un altro dubbio è relativo all’ancoraggio dei tubi stessi sul terreno, questi dovrano, secondo me, essere tirantati al terreno scendendo in profondità per evitare che si stacchino per effetto della spinta dell’acqua. Il progetto del ponte eseguito in questo modo sicuramente non deve avere un carattere temporaneo, anzi poichè deve garantire la sicurezza strutturale dovrà richiedere grossi sforzi progettuali ed ecomici, con grossi dubbi sulla tenuta stessa. Un ponte simile non ha precedenti forse; inoltre il ponte in cemento armato che si trova nelle vicinaze dimostra come sia forte l’attività erosifa sul letto del fiume e nello stesso tempo mette in evidenza la fragilità con cui lo stesso è ancorato.

Non possiamo restare fermi a guardare lo scempio che si sta compiendo, non è possibile autorizzare un tale intervento senza uno studio approfondito e pubblico dell’opera. Sia ha la sensazione di lavorare senza capire che tipo di intervento fare.

Dove sono gli studi relativi al dimensionamento dei Tubi?

Dove sono i progetti esecutivi sul nuovo corso del fiume?

Come verranno ancorati questi Tubi e che spessore avrano?

Quale sarà la loro portata massima?

Dov’è il parere del genio civile ralativo al dimensionamento dei Tubi ed alla loro portata?

Dov’è è il parere della soprintendenza, essendo forse questa un area vincolata?

Se questo è il modo di garantire la sicurezza delle persone realizzando un ponte che secondo me non dà molte garanzie, allora meglio utilizzare un ponte prefabbricato che sicurmante è meno costoso ed in ogni modo più sicuro

Ing. Giuseppe Prinzivalli

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