LA VERGOGNA DEGLI ESODATI, FRUTTO DELLA RIFORMA FORNERO. MONTI NON NE PARLA
“È arrivato il momento di guardare in faccia la gente. Non accetto di vedermi fare le pulci da chi non pronuncia nemmeno la parola “esodati”, non pronuncia la parola del fenomeno che ha creato”. E ancora: “Non mi faccio fare le pulci da chi ha creato i problemi: voglio sentire tutti pronunciare la parola esodati”. Lo ha detto Pier Luigi Bersani ad Albano Laziale, davanti ad una platea di volontari del Terzo settore.
La storia degli esodati è una vergogna senza limiti, frutto di una riforma elaborata dal ministro Elisa Fornero partorita in fretta “d’autorità”. Una storia nei confronti della quale il presidente del Consigllio Mario Monti non ha avuto il coraggio di risolvere nella pienezza della portata e di dire la verità, ammettendo il grave errore.
Il problema esodati non è per nulla risolto e vede una stima di 260 mila persone ancora senza tutela. Poco più di un anno fa s’insedia il Governo Monti e il ministro Fornero nel giro di pochi giorni emana una riforma delle pensioni che, per sua stessa ammissione, presenta molti buchi normativi, tanto da lasciare migliaia di persone senza lavoro e senza pensione.
Ha fotografato benissimo la vicenda, la giornalista Cristina Masiero in un suo articolo che riportiamo:
“Il nocciolo della questione sta nel fatto che un allungamento dell’età pensionabile mette in seria difficoltà tutte quelle persone che dopo aver perso il lavoro, magari addirittura a seguito di accordo con l’azienda, erano in procinto di ‘agganciarsi’ alla pensione alla fine del periodo di mobilità o con il pagamento di contributi volontari, o addirittura con entrambi i meccanismi.
In tutte le situazioni analoghe precedenti il legislatore aveva tenuto conto di chi, ormai fuori dal mondo del lavoro, aveva intrapreso un percorso che li avrebbe portati alla pensione, tutelandoli dai provvedimenti di legge successivi al licenziamento; ma la riforma Fornero non ha quest’accortezza ed il Ministero del Lavoro stima inizialmente i soggetti penalizzati in circa 60 mila. Altre fonti sindacali ed INPS arrivano invece a ipotizzare cifre di trecento, quattrocentomila esodati! Il calcolo è reso difficile se non impossibile dalla miriade di accordi collettivi ed individuali stipulati da aziende e sindacati nel corso degli ultimi anni.
I soggetti così drammaticamente penalizzati dalla riforma sono lavoratori prossimi al conseguimento della pensione di anzianità o di vecchiaia e hanno dunque contribuito per tutto l’arco lavorativo alla sua maturazione, trovandosi quando ormai erano ad un passo dal raggiungerla, senza reddito e con un’età che non li rende più appetibili al mondo del lavoro. Facile immaginare lo stato di prostrazione che può assalire chi venga a trovarsi in tale situazione con una famiglia da mantenere e tasse da pagare.
Per tamponare la situazione, il governo farà una parziale marcia indietro concedendo la possibilità di accedere alla pensione con le vecchie regole con tre decreti successivi, prima a 65mila soggetti, poi ad altri 55mila ed infine, con l’approvazione recente della legge di Stabilità, ad altri 10mila.
Ma i conti non tornano e ad oggi, a più di un anno dall’entrata in vigore di una riforma concretizzata nel giro di qualche giorno da un governo ormai dimissionario, si ipotizzano 260mila persone (e relative famiglie) fuori tutela, sprofondate nell’angoscia di trovarsi senza lavoro, senza pensione e senza la speranza, ormai ultracinquantenni, di accedere ad un lavoro che non c’è nemmeno per i loro figli”.
Una vergogna sottolineata anche da aggettivi: esodati salvaguardati e esodati non salvaguardati. La colpa è solo di chi ha creato tale mostro.