CIMINO: “QUESTA E’ LA BATTAGLIA CHE CONDUCIAMO PER LA SICILIA. BERLUSCONI NEMICO NUMERO UNO DEL MERIDIONE”.

Questala mozione la mozione votata all’unanimità dagli ex dirigenti di Grande Sud vicini all’onorevole Michele Cimino che oggi hanno aderito al movimento “Voce Siciliana”.

La presente mozione non può essere presentata al capo della coalizione del Centro Destra, Silvio Berlusconi, perché nel passato ha chiaramente fallito la sua missione per il Sud pur avendone avuto pieno mandato con il consenso plebiscitario dei siciliani per quasi venti anni e perché nel futuro, dopo l’accordo elettorale con Maroni per le prossime elezioni, è diventato il nemico numero uno del meridione e della Sicilia.

Riteniamo corretto proporre queste riflessioni al capo della coalizione del Centro Sinistra e a chi nella coalizione del Centro Sinistra rappresenti meglio quel Centro Democratico, figlio del pensiero politico del famoso “muro” Moro -Nenni e del siciliano Giorgio la Pira.

Per rendere la Sicilia non come un carrozzone trainato dall’esterno, ma centro propulsivo per consentire alla nostra regione di valorizzare le sue eccellenze nei settori strategici, occorrono alcune azioni chiave e interventi del futuro governo nazionale che siano di aiuto allo sviluppo sociale ed economico della nostra isola e che costituiscono una piattaforma su cui le istituzioni e anche altri attori sociali e i cittadini stessi possano confrontarsi.

Occorrono degli interventi non soltanto per far crescere il capitale economico presente in Sicilia così da garantire una maggiore ricchezza diffusa in tutto il territorio, ma anche di rafforzare il capitale sociale, per la creazione di itinerari di sviluppo. Noi con questo manifesto chiediamo che le nostre proposte siano condivise da parte di un partito che sostenga il Sud e la Sicilia promuovendo azioni idonee a sanare il divario economico tra nord e sud, ma soprattutto chiediamo partecipazione, coralità di idee, speranze, progetti, Un partito che ci sostenga a valorizzare le idee che nascono dal territorio e non essere solo strumento della protesta, ma dare voce alla volontà di riscatto di quei siciliani che non si sentono più rappresentati dalla politica. Attrarre gli investimenti, sviluppare i distretti produttivi e patrimonializzare le imprese dell’Isola.

Su queste tre azioni chiave si gioca il futuro sviluppo della nostra regione, allo scopo di dare un contributo per far crescere e sviluppare la Sicilia in un sistema di competizione nazionale e internazionale. Senza l’appoggio o meglio l’attenzione dell’apparato dello Stato, tutto questo non si può attuare. E’ determinante far crescere la credibilità del nostro territorio e dei suoi prodotti e della macchina regionale che deve acquistare maggiore velocità rispetto alle realtà delle regioni del nord.

Il nuovo Parlamento nazionale dovrebbe approvare la modifica all’articolo 36 votato all’unanimità dall’’ARS,ribadendo così il principio della territorialità del gettito tributario in virtù del quale si potrebbero determinare nuove e maggiori risorse da destinare allo sviluppo della Regione Siciliana. Per effetto di tale intervento sarebbe, dunque, sottratta allo Stato la riserva delle imposte di produzione. E’ giunta l’ora di mettere fine ad una grossa ingiustizia a danno dei siciliani, che dall’estrazione del petrolio hanno avuto solo l’inquinamento ambientale mentre le accise impropriamente sono state incassate in altre regioni .

Per la Sicilia sarebbe importante poter rilanciare le proprie attività produttive con il ricavato dalle imposte di produzione ed anche pretendere la diminuzione del costo della benzina in Sicilia, essendo produttore del 40% del fabbisogno nazionale. L’agricoltura è sempre stata per l’ economia siciliana di fondamentale importanza e il ruolo che andrà a svolgere nei prossimi anni sarà dunque di grande responsabilità poiché il rilancio dell’economia isolana passa dallo sviluppo del mondo rurale.

Occorrerebbe avviare un processo di valorizzazione delle nostre produzioni e sostenere la competitività delle nostre aziende, con la forza delle istituzioni, da quella europea a quella nazionale e regionale. E’ importante che venga modificata la normativa relativa alla titolarità del sedime ferroviario oggi in capo alla R.F.I. trasferendola alla Regione siciliana che divenendone proprietaria potrebbe ad esempio appaltare costruzioni e concessioni per l’ammodernamento dei mezzi e per il miglioramento del servizio che oggi in Sicilia è ben lontano dai livelli del nord. Un’ altra proposta necessaria per fronteggiare la grave crisi economica è quella di prevedere un reddito minimo per coloro che versano in serie difficoltà economiche perché hanno perso il lavoro o non ne trovano.

I destinatari di tale beneficio, beninteso, lo perderebbero se si rifiutassero di accettare un’opportunità lavorativa o formativa o di attività. Si tratterebbe di una misura nazionale, che andrebbe gestita in modo rigoroso e imparziale da un’agenzia ad hoc. I vantaggi andrebbero soprattutto al Sud, ove si concentrano le sacche maggiori di povertà e disoccupazione. Occorre creare agenzie sovraregionali per lo sviluppo che gestiscano parte dei fondi nazionali e comunitari, progettando e realizzando direttamente infrastrutture (così da garantirne la realizzazione in tempi ragionevoli e comunque compatibili con la programmazione europea),per creare un ambiente favorevole alla localizzazione di nuovi investimenti produttivi, anche dall’estero.

Occorre che vi sia la ferma determinazione di voler compiere quel cambiamento di mentalità, non solo a livello locale ma anche nazionale, che la Sicilia non rappresenti una regione da dove poter solo attingere ma diventi una importante risorsa del paese. La sfida che oggi proponiamo sta proprio in questo: battersi a Roma come a Palermo per ‘fondare’ una nuova Sicilia. Una regione, dalle tante potenzialità mai espresse, che possa diventare un punto di riferimento e di attrazione di investimenti di tutto il bacino del mediterraneo.

Il sostegno pubblico deve servire per costruire e non deve essere invece visto, come è stato sino ad ora, solo come una fonte di sostentamento o di lucro.

Questa è la battaglia che conduciamo per la Sicilia e che in molti, forse non comprendendola, la scambiano come fonte di scontro per il potere, questo è quello che vogliamo da un partito con dei leader lungimiranti che sappiano condividere con noi proposte ed azioni intese a mettere la Sicilia prima di tutto.

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