REVOCA SCORTA VELLA, NON CI SONO MOTIVI? E QUESTI?
Vi raccontiamo alcuni episodi accaduti al magistrato Salvatore Vella che sono preoccupanti e allarmanti
“Non si preoccupi che la ruota gira e prima o poi arriva per tutti”. Oppure l’inseguimento a folle velocità lungo la fondovalle Sciacca-Palermo quando una Bmw supera, tallona, accosta, l’auto blindata su cui viaggiava il magistrato antimafia. E ancora la definizione, nel corso di un’intercettazione, di “bastardo di Sciacca”.
Sono tanti i messaggi destinati al magistrato inquirente Salvatore Vella.Un magistrato dall’eccellente intuito investigativo le cui indagini hanno prodotto sempre processi conclusisi con severe condanne. Operazioni “Scacco Matto” e “Face off”, per fare un esempio, hanno colpito le famiglie mafiose del Belice e della bassa Quisquina.
La scorta a Vella è stata revocata dal Comitato provinciale per la sicurezza. “Sono solo, ma sono un soldato e non mi arrendo”, dice lui manifestando sempre “l’attaccamento allo Stato”.
Ecco alcuni episodi inquietanti capitati a Vella.
L’inseguimento sulla fondovalle . 19 maggio del 2009. Vella era in servizio alla Dda di Palermo. Dopo un’udienza in un processo antimafia celebrata nel Tribunale di Sciacca, si dirige alla volta di Palermo sull’autovettura blindata, con alla guida un autista giudiziario insieme a un carabiniere di tutela. Dopo lo svincolo per Santa Margherita Belice il militare di tutela notava che un coupé Bmw, di colore nero, seguiva la croma blindata nonostante quest’ultima procedesse a velocità sostenuta con dispositivo lampeggiante acceso. La Bmw sorpassava la croma blindata a una velocità di circa 170 km orari subito dopo lo svincolo di Poggioreale. All’altezza del distributore di benzina Agip, situato pochi chilometri dopo sulla medesima Strada Statale, diminuiva la velocità e si faceva sorpassare. Il militare di scorta contattava la centrale operativa dei Carabinieri per informarli del fatto. Il veicolo Bmw nero, con a bordo due individui, continuava a seguire la Croma a velocità molto sostenuta. La Centrale operativa informava il militare di che il veicolo sospetto risultava essere intestato a un soggetto residente a Ribera, cittadina ad alta densità mafiosa. L’inseguimento da parte della Bmw, intanto, continuava, nonostante la Croma procedesse a velocità sostenuta con lampeggiante e sirena inseriti. Nonostante la richiesta di rinforzi alla centrale operativa, l’auto con a bordo il magistrato superava gli svincoli di San Giuseppe Jato e Piana degli Albanesi senza che alcuna autovettura dei Comandi territoriali avesse avuto la possibilità di intervenire per intercettare l’auto degli inseguitori. Il viaggio della Croma terminava sotto l’abitazione palermitana del magistrato. L’autore dell’inseguimento, durato più di km 60, venne identificato in un pregiudicato di Ribera. In seguito sia l’autore dell’inseguimento che il passeggero patteggiarono la pena dinanzi al Tribunale di Caltanissetta, per aver costretto la Croma blindata a procedere per quasi tutta la “Fondovalle” da Sciacca a Palermo a velocità folle. Quasi certamente si è trattato di un “messaggio” al magistrato su una strada statale percorsa spesso.
23 dicembre del 2009 le minacce arrivano nel corso di un’udienza. Il magistrato Vellaera nell’aula di udienza del Tribunale di Sciacca, a svolgere la sua funzione di Pubblico Ministero nel procedimento “Face Off”. In quell’occasione veniva espressamente minacciato dall’imputato Luigi Panepinto -che si trovava all’interno della “gabbia” dei detenuti- il quale rivolto al magistrato proferiva: “Non si preoccupi che la ruota gira e prima o poi arriva per tutti”.
“Boom”. Il 4 aprile 2011 missiva di minacce per Vella. Mentre si trovava in Bivona come relatore in un convegno a carattere giuridico insieme al professore Bartolomeo Romano, nell’aula magna del locale Liceo Classico, al termine del convegno rinveniva sopra i documenti, lasciati incustoditi per una decina di minuti al banco dei relatori, una missiva anonima con sopra riportato il modello dell’autovettura blindata in uso allo stesso e l’esatto numero di targa, con l’aggiunta della dicitura “Boom”. L’ultima investigazione di Salvatore Vella risale allo scorso 8. Il pm della Dda. di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 presunti appartenenti alle famiglie mafiose di Alessandria della Rocca nel procedimento penale denominato “Alisciannara”, originato dalle indagini per l’omicidio di Pietro Chillura, in vita appartenente a Cosa Nostra e figlio di mafioso, condotte dal magistrato mentre era in servizio nella la Procura di Sciacca. Il procedimento si fonda per buona parte sulle lunghe dichiarazioni testimoniali rese della madre e della sorella del defunto Pietro Chillura rese al magistrato Vella, ai cui le due donne si sono espressamente rivolte.
Dallo scorso lunedì, Vella è senza scorta. Dicono che non ci sono motivi di pericolo per la sua incolumità. Forse, rischiano di più tanti politici scortati per status simbol. L’opinione pubblica è sconcertata dalla revoca della scorta al magistrato Vella. Un magistrato che non esaurisce il ruolo ruolo nell’ambito delle investigazioni. Vella diffonde la cultura della legalità, tra i giovani, nelle scuole, in convegni. Lotta alla mafia, alle criminalità, all’illegalità significa anche lottare contro una cultura deleteria che ha fatto tanti danni alla Sicilia.
Vella non opera solo con parole. Opera con fatti. E’ difficile davvero comprendere la decisione di revocargli la scorta.