NUOVA GIUNTA, L’AGONIA SI ALLUNGA
Editoriale di Filippo Cardinale
Cui prodest? Carmelo Pace ha ricomposto ciò che aveva scomposto. Giunta nuova con gli stessi assessori, tranne la presenza femminile. Quest’ultima ha la sua storia culminata col passaggio della poltrona assessoriali tra marito e moglie. Storia che finita sulla ribalta nazionale ha costretto gli autori della commedia a fare retromarcia.
Francamente, da qualche tempo leggere la rotta politica-amministrativa del sindaco Pace e’ diventato estremamente difficile. Per carità, non ci troviamo di fronte al complesso ragionamento e linguaggio che fu di Aldo Moro.
Comprendere le “strategie” di Pace diventa difficile perché, sostanzialmente, non c’è logica. Pace, da un bel po’ di tempo naviga a vista, senza strumenti e privo di una rotta. Anzi, una rotta la segue, ma è quella che va in collisione con quella presentata agli elettori in campagna elettorale.
Questa e’ una giunta senza colore, non è neanche tecnica perché scontenta tutti. L’orizzonte di questo rimpasto alla riberese sembra dipinto dal tempo. Sembra una giunta a tempo, in vista delle elezioni politiche di febbraio.
Poi si vedrà. Intanto, Pace si appresta a tagliare il traguardo dei tre anni. Il tempo e’ trascorso senza portare quelle novità sventolate a tutta forza. Vento che ha svanito quell’entusiasmo iniziale. Lo prova il fatto che oggi il consenso di Pace si è ridotto sensibilmente. Anzi si è invertito trasformandosi da consenso a malumore.
Pace ha perduto di credibilità nei confronti degli elettori e dei riberesi in genere. Troppi errori. Errori che hanno influito sulla sua stessa immagine. Incertezze, ripensamenti, ardimento nel concretizzare atti dinastici con il cambio di assessore avvenuto tra marito e moglie, in barba alla sofferenza della gente nei confronti di una politica che perde consenso e fiducia verso la classe politica.
Da questo rimpasto ci si aspettava di più. Forse sarebbe stato meglio dare seguito a quel l’idea del 24 ottobre, poi rimangiata. Non si è fatto altro che allungare una inutile agonia.