AVVISO DI GARANZIA PER IL SINDACO PACE. MA LE INDAGINI MIRANO A FAR LUCE SULLA RESPONSABILITA’ DI ALTRI UFFICI

La vicenda riguarda lo sgombero delle case popolari di via Fani. Nonostante l’ordinanza, diverse famiglie hanno continuato a vivere in quegli alloggi a rischio crollo

“In merito alla situazione relativa alle case popolari di via Fani, a causa del fatto che alcune famiglie non hanno provveduto a sgomberare le proprie abitazioni, lo scorso 8 novembre mi è stato notificato un avviso di garanzia. Questa mattina mi recherò in Procura assieme al mio legale di fiducia, per sostenere un interrogatorio in merito alla suddetta questione”. Queste le parole del sindaco Carmelo Pace, destinatario di un avviso di garanzia da parte della Procura della Repubblica.

L’avviso di garanzia è un atto con il quale la magistratura inquirente notifica al destinatario che vi sono indagini a suo carico. Le indagini, sulla vicenda relativa al mancato sgombero delle abitazioni, pur in presenza di un’ordinanza, ovviamente sono mirate a far luce sull’intera catena delle responsabilità. La domanda, sostanzialmente, è una: perchè l’ordinanza di sgombero non è andata a buon fine? Perchè alcune famiglie sono rimaste dentro le abitazioni?

Il procedimento di sgombero stabilito con ordinanza ha un iter complesso. Appunto per fare chiarezza sull’intera catena delle responsabilità, le indagini interesserebbero, a quanto pare, altre persone e non solo il sindaco Pace. Dalla Procura non trapela nulla, ma il campo delle responsabilità non può certo limitarsi al ruolo del sindaco.

Dunque, la vicenda relativa alle case popolari di via Fani, abbastanza complessa, sfocia nel campo delle indagini della Procura.  Denunce, sopralluoghi, constatazione di pericolo, hanno segnato varie vicende negli ultimi mesi. Compreso un esposto da parte del segretario cittadino di Sel, Angelo Renda.

Angelo Renda, ha trasmesso lo scorso settembre all’Autorità Giudiziaria di Sciacca un “corposo ed esplosivo” esposto/denuncia” contro l’IACP di Agrigento.

I delitti ipotizzati dai firmatari dell’esposto  sono di “occultamento aggravato e continuato” di “pericolose e gravi anomalie strutturali su 24 pilastri portanti già collassati e cadenti dei porticati delle suddette palazzine”; “abuso in atti pubblici” e “truffa aggravata e continuata”.

La Giunta Regionale Siciliana con Deliberazione n.208 del 21 giugno 2012 aveva  disposto la demolizione di 18 appartamenti degli edifici 2 – 3 – 4 di Largo martiri di via Fani “essendo stata rilevata una pesante inidoneità strutturale poiché costruiti con calcestruzzo depotenziato”, osserva Angelo Renda, che aggiunge: “Già si configura una delle più grandi truffe operate da un Ente Pubblico poiché sono coinvolti circa 250 persone che occupano 76 appartamenti tutti nelle medesime e gravi condizioni”.

 

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