SIMONE DI PAOLA: “IL TRASFERIMENTO DI VERDERAME UNA SCONFITTA COCENTE PER SCIACCA”
La sanità di Sciacca perde uno dei suoi alfieri più illustri e valorosi, ma al contempo si aggiunge un altro significativo tassello ad un preoccupante puzzle
Pubblichiamo integralmente la lettera che il consigliere comunale di Alleanza per l’Italia, Simone Di Paola, ha inviato al sindaco.
Al Sindaco di Sciacca, Avv. Fabrizio Di Paola
Mi rivolgo alla S.V., da cittadino ancor prima che da Amministratore, nella sua doppia veste di responsabile della sanità in Città e capo politico di questa comunità. La decisione di Franco Verderame di lasciare Sciacca, per approdare a Villa Sofia, non può non essere vissuta con sentimenti di rabbia e di profonda amarezza in quanto costituisce una sconfitta cocente per l’intera classe dirigente saccense, la quale oggi dimostra tutta la propria impotenza e segna il passo dinanzi ad una visione “agrigentocentrica” delle principali scelte assunte in questi anni dalla politica siciliana.
Con l’abbandono del Dott. Verderame, non soltanto la sanità di Sciacca perde uno dei suoi alfieri più illustri e valorosi, ma al contempo si aggiunge un altro significativo tassello ad un preoccupante puzzle, partorito e pensato, già tanti anni addietro, nei “Palazzi” del potere palermitano ed agrigentino; un puzzle che, a mio parere, punta chiaramente allo smantellamento ed all’annientamento della nostra Comunità, dei suoi sacrosanti diritti, delle aspettative dei suoi abitanti e delle sue più brillanti eccellenze.
Se volessimo essere diplomatici potremmo dire che le strategie che da tempo cadenzano le scelte della politica regionale tengono obiettivamente in poco, per non dire nessun conto, dei bisogni assistenziali di questo territorio. Franco Verderame soltanto oggi ha deciso di andar via dal Giovanni Paolo II per ricercare sacrosante aspettative professionali e nessuno può biasimarlo se ha scelto di andare a fare il primario a Villa Sofia (ci mancherebbe altro!), ma il solco tracciato fra lui e la sua volontà di rimanere a lavorare nella sua Città ha radici ben più profonde: un solco che ha iniziato ad essere scavato quando, in nome di opinabilissime scelte aziendali (o peggio di convenienze politiche), l’intera Città di Sciacca venne mortificata dalla decisione dell’allora Governo Cuffaro di istituire l’unità complessa di oncologia presso il San Giovanni di Dio di Agrigento, nonostante di dati statistici dicessero chiaramente che le presenze di utenti segnate dall’unità semplice di Sciacca fossero ben più significative di quelle registrate nella Città dei templi, a palese dimostrazione dell’altissimo livello di fiducia dimostrato dalla comunità nei confronti dello staff guidato dall’oncologo saccense. Per non parlare poi dell’autentica presa in giro propinata alla nostra Città allorquando, forse per tentare di giustificare la scelta di valorizzare Agrigento a detrimento del nosocomio saccense, quello stesso Governo promise di portare nella Città termale il servizio di radioterapia, promessa che – ovviamente – con il tempo si è dimostrata un’autentica bufala, l’ennesima di una lunga serie di bugie raccontate a Sciacca ed ai saccensi.
Venne poi il tempo dello smantellamento dell’Azienda Ospedaliera di Sciacca, ridimensionata – in nome di esigenze di risparmio della spesa sanitaria regionale – al rango struttura di presidio sotto la direzione di Agrigento; a quel punto perfino richiedere nuove unità infermieristiche, cosa che in altre parti viene considerata ordinaria amministrazione, ha richiesto riunioni su riunioni. A ciò si aggiungano altri elementi di depauperamento dell’offerta sanitaria saccense: dalla soppressione della Chirurgia Toracica, alla mancata attivazione della lungodegenza; dalla situazione catastrofica dell’organico della emodinamica, al non percepire come prioritaria l’attivazione della terapia semintensiva neonatale (presupposto per il mantenimento del punto nascita); dal sottodimensionamento della dotazione di personale infermieristico, alle disparità di trattamento economico del personale medico tra Sciacca e Agrigento; sono altrettanti segnali non solo della prepotenza della politica agrigentina, ma della mancanza di qualsiasi sensibilità in tema di corretta distribuzione delle risorse sanitarie in rapporto ai bisogni assistenziali del territorio.
Perfino parlare in Tv per segnalare, seppur con la sua consueta compostezza e signorilità, gli innumerevoli disagi quotidianamente vissuti da operatori sanitari e pazienti fu in passato “gentilmente” sconsigliato (tanto per usare un eufemismo!) al Dott. Verderame. Ed allora, diciamoci la verità: se è vero che il Dott. Verderame, e tanti altri prima di lui!, hanno deciso di andare via per seguire le proprie carriere o peggio per mollare tutto e andare in pensione, arcistufi di sopportare gli effetti di questo clima di smobilitazione generale, è altrettanto vero che a loro è stata puntualmente spalancata la porta senza tanti complimenti!
Ma Franco Verderame va via anche perché la classe dirigente locale (a cominciare dal sottoscritto) non ha fatto abbastanza per difenderlo fino in fondo nelle sue battaglie, nelle sue rivendicazioni (che poi sono quelle dei tanti pazienti ed operatori sanitari che in lui avevano ed ancora hanno un irrinunciabile punto di riferimento); non abbiamo fatto abbastanza per impedire che Verderame mollasse ed andasse via, impegnati come eravamo a farci la guerra fra di noi, destra contro sinistra, l’un l’altro armati, come nella migliore tradizione “Perollo e Luna”, mentre in altri “Palazzi” a Roma, a Palermo e perfino ad Agrigento si decideva di smantellare e fare carne da macello di quanto di meglio Sciacca avesse da offrire alla sua comunità.
Perché, diciamocelo francamente, a molti, in alto, fa comodo che Sciacca abbandoni i propri sogni di gloria, le proprie ambizioni, per diventare un anonimo “paesazzo” come ce ne sono tanti in provincia, al fine di non insidiare più la “primazia” del Comune capoluogo, come accadeva alla fine degli anni ’90, quando i parlamentari di questa Città contavano davvero e la loro voce si faceva sentire alta ed aveva un peso reale nelle scelte della Regione Siciliana e dello Stato.
Non so fino a che punto questa riflessione servirà a produrre qualche risultato, magari sarà semplicemente uno sfogo a voce alta. Ma se tutti, a prescindere dalla propria appartenenza politica o partitica, assumeremo contezza dei rischi che la nostra comunità sta correndo e decideremo di sotterrare una volta per tutte l’ascia di guerra, mettendo al centro della nostra agenda Sciacca, con i suoi diritti da difendere e le sue eccellenze da salvaguardare, contro quanti probabilmente teorizzano il definitivo tramonto delle nostre ambizioni, allora segneremo quella tanto auspicata “nuova stagione politica”, quella necessaria inversione di tendenza, indispensabile perché venga scongiurato che altri Franco Verderame, stanchi, disillusi ed amareggiati, decidano di mollare e di arricchire con le loro professionalità e competenze altri territori.
Simone Di Paola