DA CONQUISTABILI A CONQUISTATORI di Filippo Cardinale
Scacco matto con una mossa, o meglio con un decreto. E così da “conquistado” dalla provincia di Trapani, questo lembo ovest della provincia pirandelliana si trasforma in conquistador del trapanese. Il tutto si svolge in pochi giorni.
Il presidente della Provincia di Trapani invia una richiesta ufficiale al Comune di Menfi di “passare” tra i comuni trapanesi. I chilometri quadrati della superficie menfitana servono a evitare la soppressione della provincia trapanese.
Tra una considerazione e l’altra, che suscita la “proposta indecente”, arriva un’altra “annessione”, questa volta sotto forma di decreto legge. Per salvare il Tribunale di Sciacca, sul cui territorio c’è voluto un atto di governo per riconoscere la presenza della mafia, il Consiglio dei Ministri ha “annesso” al distretto giudiziario di Sciacca ben quattro comuni trapanesi: Partanna, Salaparuta, Santa Ninfa e Poggioreale (questi comuni costituivano la sede giudiziaria distaccata del Tribunale di Marsala, sede soppressa).
Dunque, almeno dal punto giudiziario, la provincia agrigentina si allarga “invadendo” il trapanese ed estendendo i suoi confini belicini. Quando, a seguito della richiesta da parte della Provincia di Trapani inviata al Comune di Menfi, il sindaco Michele Botta rispose che “l’idea non era malvagia, specie se si considera che la Provincia di Agrigento ha fatto poco per la città del vino. Noi ci sentiamo più vicini alla cultura trapanese”, le dichiarazioni di Botta hanno rievocato una reazione che ricorda l’esclamazione di capponiana memoria: “se voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane”.
Stavolta, però in versione aggiornata ai tempi nostri. E’ stato il Presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, a rispondere a Botta con uno stile che ci ricorda una nota pubblicità di un orologio. Certo, i lineamenti fisici di chi pronuncia la frase nello spot sono senza dubbio più attraenti di quelli del Presidente della Provincia di Agrigento, ma nella sostanza tuonano simili. La prima dice: “toglietemi tutto, ma non il mio…”; l’altro, D’Orsi, invece, di riamando al sindaco di Menfi chiosa: “Toglietemi tutto, ma lasciatemi Palma di Montechiaro e Licata”.