Le Terme, allo stato attuale, valgono 50 milioni di euro. Il patrimonio è intatto, al contrario delle Terme di Acireale che ha subito aggressioni da parte di creditori.

Editoriale di Filippo Cardinale

Parlare delle Terme spesso serve a espandere i polmoni quasi come respiro di orgoglio. Poi, si conclude col pessimismo più acuto. Questo, è vero, fa parte del modo di pensare del saccense, ma spesso il giudizio avviene senza cognizione di causa. La frase più ricorrente è si mangiaru li termi. Prima di essere equivocato, mi preme sottolineare che la Regione è la prima responsabile del mancato rilancio delle strutture termali saccensi. E’ dal 1999 che è stata approvata la legge sulla privatizzazione, e a distanza di ben 13 anni quel lungo ed estenuante iter non si è ancora concluso. Nel frattempo, a tutti sono note le vicissitudine che hanno caratterizzato il decorrere di questi anni. Anni preziosi gettati al vento per colpa di una burocrazia deleteria, una classe politica regionale dedita alla pratica delle clientele, a collocare amici e parenti nei posti di sottogoverno regionale.

L’Assemblea regionale ha dovuto legiferare più volte per sistemare la questione del personale. Ha trasformato le aziende termali in società per azioni dimenticando di dotare le società termali di liquidità. Ma ha anche concesso che le strutture termali vivessero prive di significativi interventi manutentivi. Non voglio entrare nello specifico dei risultati gestionali a iniziare dal dicembre 2005 quando nacque la Terme di Sciacca Spa con tanto di Consiglio di Amministrazione targato con partiti che sostenevano l’allora governo Cuffaro. Una considerazione, però, fa fatta. L’unico proprietario delle Terme è la Regione che non ha saputo gestire un patrimonio di grande valore. Non solo non ha saputo gestire, ma non ha dimostrato quell’interesse che le terme meritano.

Qualche giorno fa è emerso che Sviluppo Italia-Sicilia, l’agenzia che ha il compito di predisporre il bando di selezione pubblica del privato cui affidare in gestione le strutture termali, nel completare l’incarico affidato dalla Regione, ha chiaramente eretto uno steccato tra le Terme di Sciacca e quelle di Acireale. Non uno steccato sulle caratteristiche delle terme, ma sulla possibilità di attrazione da parte dei privati che vogliono investire per rilanciarle. Ebbene, quelle di Acireale “non sono privatizzabili”, ha sintetizzato la relazione, mentre quelle di Sciacca si. E’ su questo semplice ma vitale spaccato che bisogna riflettere. Pur nella scarsa attenzione che le Terme di Sciacca hanno avuto dalla Regione e dalla classe politica regionale, non v’è dubbio che il patrimonio delle terme di Sciacca è intatto, non è stato aggredito da creditori. Su di esso non gravano ipoteche. Roba da poco? No, assolutamente. Anzi è da questa constatazione che bisogna partire, bisogna riflettere.

Quando avvenne il passaggio dell’Azienda delle Terme alla Terme di Sciacca Spa, si evidenziò un passivo di circa 5 milioni di euro. Una cifra notevole, molto inferiore rispetto al passivo delle Terme di Acireale che era intorno ai 15 milioni di euro e con parte del patrimonio eroso dai fallimenti e dai creditori. Nel passivo di 5 milioni vi era il Tfr, il contenzioso con i dipendenti, il contenzioso di 1 milione di euro con la cooperativa che aveva preso in gestione l’Albergo San Calogero (quello mai aperto nonostante i 50 anni di vita), qualche contenzioso con un paio di professionisti saccensi relativo a parcelle professionali. In buona sostanza, nonostante la cifra, la passività rientrava nella possibilità di controllo e di soluzione. Il patrimonio termale, le sue caratteristiche termali, paesaggistiche e curative, fanno delle terme di Sciacca davvero una risorsa che il mondo ci invidia. Le terme devono essere considerate davvero risorsa primaria di questo territorio e tutelate con tutta la forza. Non bisogna confondere potenziale delle terme con lo stato attuale in cui versano. Dicevo che oggi una stima del patrimonio termale saccense dà un valore di 50 milioni di euro. Valore che potrebbe crescere notevolmente se le condizioni delle strutture fossero diverse da quelle attuali.

Non tutti sanno come è composto il patrimonio termale. In breve aiutiamo la memoria. 1) Grand Hotel delle Terme (proprietà Regione Sicilia) 2) Stabilimento Nuove Terme (proprietà Regione Sicilia) 3) Parco delle Terme (proprietà Regione Sicilia) 4) Impianto delle piscine sulfuree all’interno del parco (proprietà della Terme di Sciacca Spa) 5) Palazzina ex Motel Agip (proprietà della Terme di Sciacca Spa) 6) L’ex convento di San Francesco (proprietà Regione Sicilia) 7) Piscine Molinelli (proprietà Terme di Sciacca Spa) 8) Grand Hotel San Calogero (proprietà Regione Sicilia) 9) Piccolo albergo San Calogero (proprietà Terme di Sciacca Spa) 10) Chiesa di San Calogero (proprietà Terme di Sciacca Spa, ma in uso perpetuo all’Ordine religioso San Francesco) 11) Stufe vaporose di San Calogero (proprietà Terme di Sciacca Spa) 12) Antiche Terme (proprietà Regione Sicilia)

A tutti non sfuggirà che la collocazione delle strutture termali si caratterizza per la bellezza del paesaggio che da esse si domina. Basta fare riferimento alle terme di via Agatocle o a san Calogero. Dunque, Sciacca ospita sul suo territorio una risorsa di eccezionale valore e di eccezionale potenziale se adeguatamente sviluppata. Far decollare le Terme (e questo può avvenire solo sotto la guida di operatori di chiara esperienza nazionale o internazionale) significa dare ricchezza al territorio, in termini di sviluppo sociale-economico-occupazionale.

Il sindaco Fabrizio Di Paola ha assunto una linea chiara in merito alla questione della privatizzazione, cosciente che oggi tale processo si potrà concludere se scevro da lacci e laccioli burocratici, pubblici e politici. Il sindaco deve essere determinato, e siamo convinti che lo è, nel pressare la Regione a fare chiarezza sul processo di privatizzazione, ma anche a far assumere al Comune di Sciacca quel ruolo che gli spetta. Non un ruolo invasivo o di ingerenza (ricordiamoci che la privatizzazione andrà a buon fine se la politica non ingerisce in condizionamenti vari), ma un ruolo che consenta alla città di Sciacca la condivisione di scelte che determineranno lo sviluppo della collettività.

Di Paola sa bene che siamo di fronte ad un passaggio vitale nel processo di privatizzazione. Possiede quella dose di autorevolezza che la vicenda merita. La utilizzi consapevole che la Città si attende un risultato positivo.

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