IL MELQART A SCIACCA IN “PRESTITO TEMPORANEO”

Il Melqart di Sciacca può essere ospitato in Biblioteca solo come “prestito temporaneo” e non in comodato d’uso. E’ questa la risposta che il Museo archeologico “Antonio Salina” ha comunicato al Comune di Sciacca con lettera dell’8 maggio scorso. Abbimao chiamato i responsabili del Museo palermitano per capire la fattibilità della proposta inviata da parte dell’ex vice sindaco Carmelo Brunetto. Quella, cioè, di poter ospitare la preziosa statuetta fenicia a Sciacca, luogo del suo ritrovamento per opera di pescatori saccensi.

La direttrice del Museo, Agata Villa, ha risposto che la richiesta da parte del Comune “potrebbe essere formulate come prestito temporaneo”, e non in comodato d’uso. Naturalmente a condizione che la richiesta sia corredata dagli standard facility report dei locali. Cioè, la Biblioteca deve dotarsi di tutte quelle misure di sicurezza che il caso detta. Dunque, la possibilità di avere il Melqart a Sciacca, anche se in Prestito temporaneo” c’è.

L’Amministrazione si adoperi, dunque, affinchè ciò possa realizzarsi subito. E’ un’occasione di straordinaria importanza, anche in prossimità della stagione estiva. Il Melqart sarà certamente un forte punto di attrazione culturale.

La statuetta del Melqart ripescata negli anni cinquanta da un motopeschereccio di proprietà di pescatori di Sciacca deve ritornare nella città termale. “E’ il passo successivo che  deve compiersi- afferma il presidente della sezione saccense della Lega Navale Italiana, Gaspare Falautano, dopo la realizzazione del  museo del mare prevista per la metà del 2007”.
La location del museo del mare è nella ex colonia marina “Maria Pia di Savoia”, edificata nel ventennio di Mussolini. Un finanziamento di 1,5 milioni di euro ha consentito il recupero.

L’obiettivo principale deve essere di far ritornare il bronzo di Sciacca, il Melqart, per essere custodito ed esposto nel nascente museo del mare. E’ da molto tempo che la città termale rivendica il ritorno del bronzetto, conservato nel medagliere del Museo archeologico di Palermo. Alto 36 cm, il suo ritrovamento per opera di pescatori di Sciacca segnò subito una pietra miliare nel campo della giurisprudenza. Essendo stato ripescato nel Canale di Sicilia,  in acque extra territoriali, si pose l’interrogativo se fosse di proprietà tunisina o italiana. Con la  sentenza emessa, storica davvero,  fu attribuita all’Italia. Da quel momento i reperti d’interesse archeologico recuperati in acque internazionali, sarebbero appartenuti per diritto allo stato cui appartenente l’imbarcazione. Le ipotesi che si fanno sul bronzetto di Sciacca si riferiscono al Reshef o Melqart, ossia si tratta di un dio siriano o fenicio? Mentre non è stato ancora chiarito il modo con cui il preziosissimo bronzetto sia giunto di fronte le coste siciliane, alcuni studiosi sostengono che sia un’opera cipriota portata in occidente dai Micenei, che detenevano il commercio con la Trinacria tra il XIV e il XIII secolo a.C.

Altri ritengono, invece, che l’arrivo della statuetta bronzea sia avvenuta tramite i Fenici, che tra il XII e il X secolo a.C cominciarono a navigare lungo le coste meridionali della Sicilia, per poi stabilirsi a Mozia, Solunto e Palermo. Nella realtà, il bronzetto ritrovato da un motopeschereccio di Sciacca, sia esso fenicio o siriano non scalfirebbe l’importanza dell’opera che, comunque, è databile tra il XI-X secolo a.C. Non un dettaglio di poco, visto che consente  al Reshet o al Melqart, di essere la statua bronzea più antica ripescata nelle acque del Mediterraneo. Sciacca si auspica, e in tale direzione le autorità locali si stanno impegnando, il ritorno della statuetta per esporla nel nascente museo del mare.

Una replica sulla scorta di quanto ha fatto con successo la vicina Mazara del Vallo con il Satiro danzante, divenuta meta di un flusso notevolissimo di turisti che amano la storia e l’arte. Si arricchirebbe quel fantastico percorso di storia e arte che parte da Segesta fino ad arrivare alla Valle dei Templi, passando per Selinunte ed Eraclea Minoa.

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