TEATRO SAMONA’: “QUELLE PENNELLATE DI COLORE NE FANNO UN FALSO”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo, una lettera che ci è pervenuta dall’architetto Paolo Ferrara. Riguarda il teatro Samonà, e la tinteggiatura che si sta effettuando su alcune pareti dell’edificio che, si contraddistingue per il cemento a bella vista.
“Come molti sanno, ho sempre difeso il Teatro Samonà, soprattutto dal punto di vista della sua espressività architettonica. Non sono stato l’unico e certamente non il più autorevole. Come molti altri, ho dibattuto su di esso e, in un certo qual modo, ho speso la mia passione per difenderne i significati storico-critici. Insomma, sono sempre stato contro l’idea del suo abbattimento”.
“Ma lunedì scorso, trovandomi a Sciacca per pochi giorni, tutto ciò è cambiato e mi ha portato a dovermi ricredere: avevano ragione Herzog e chiunque sostenesse l’idea di doverlo abbattere. Infatti, non appena sarà completato il tutto, le pennellate di colore che si stanno stendendo sul cemento faccia vista (che è una delle principali componenti del linguaggio “parlato architettonicamente” da Samonà a Sciacca) ci consegneranno un feticcio, un falso, una sorta di bambola gonfiabile”.
Pennellate di colore che vorrebbero fare il verso proprio al cemento faccia vista ma che, invece, stanno dando vita ad un sepolcro imbiancato, l’ennesimo, e stavolta non in senso metaforico. Pennellate di colore che, stavolta metaforicamente parlando, tenderanno a dissimulare le nefandezze che stanno dietro la vicenda del Samonà. Tutto ciò è inaccettabile, soprattutto dal punto di vista storico-critico in architettura. Se è vero, come è vero, che il teatro Samonà è opera di altissimo significato nella storia dell’architettura moderna, è assolutamente inconcepibile farne un falso, un tarocco, una patacca.
“L’uso del cemento faccia vista ha un significato espressivo; la tinteggiatura ne ha un altro. La storia senza la capacità di leggerla criticamente è semplice nozione dei fatti; la critica senza la conoscenza storica è solamente inutile battibecco. Chi ha approvato il progetto di restauro? Chi lo ha fatto, conosce le tecniche di risanamento e conservazione del cemento faccia vista? Soprattutto, si è consapevoli del significato materico in architettura e tutto ciò che esso sottintende? Si ha consapevolezza che la perdita del dato materico significa la conseguente perdita dell’identità dell’’opera?”
“Immaginiamo, solo per un attimo, se la chiesa di Longarone di Michelucci o Saint Pierre (Firminy) di Le Corbusier, entrambe in cemento faccia vista, entrambe opere assimilabili storicamente e criticamente al teatro Samonà, fossero tinteggiate: sarebbe per l’architettura ciò che sarebbe per la pittura dipingere a colori fluorescenti la Cappella Sistina ovvero culturalmente e storicamente impossibile e inaccettabile”.
Ma a Sciacca tutto è invece possibile; da noi -per giusto che sia in quanto manifestazione culturale assolutamente da preservare- conta difendere solo il carnevale. Ed allora, a questo punto, sarebbe stato meglio tinteggiare il Samonà con un bel fondo colorato e a pallini, o in un altro qualsiasi modo che lo rendesse consono ad una “carrozzata”. Quantomeno sarebbe stato ironico per sottolineare la vicenda storica della sua costruzione. Tra i mille problemi che il futuro Sindaco dovrà affrontare, questo qui esposto è certamente l’ultimissimo, perché è indubbio che conti di più dare ai cittadini la possibilità di potere avere un lavoro ed una casa. Insomma, dargli la possibilità di vivere degnamente nella città in cui essi hanno la propria storia di vita”.
“Ma se è vero che tra gli obiettivi dei programmi elettorali di tutti i candidati a sindaco quello inerente la cultura è contemplato con grande considerazione -poiché c’è la consapevolezza che il turismo richiede anche cultura- beh, allora sarebbe bene che fossero focalizzate anche nefandezze del genere quali quella della fine che sta facendo l’opera di Samonà. Ci hanno deriso per anni a causa dello stato di abbandono dell’’opera. Ci rideranno dietro per come la stiamo completando. Che tristezza”.
Paolo GL Ferrara
Nelle foto, oltre al teatro Samonà, le strutture di Fiminy e Longarone