OMICIDIO GUDDEMI: VINCENZO INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE
Due le perizie, una disposta dal Tribunale, l’altra dalla Procura della Repubblica. Il delitto avvenne la notte del 29 settembre 2011
Incapace di intendere e di volere nel momento della commissione del delitto. Queste sono le risultanze delle due perizie psichiatriche, una disposta dal Tribunale, e l’altra dalla pubblica accusa, su Vincenzo Guddemi, riberese di sessanta anni, accusato di aver ucciso il fratello Giuseppe la notte del 29 settembre del 2011, discusse ieri pomeriggio nel corso dell’udienza del processo per omicidio che si svolge col rito abbreviato.
Il Gup del Tribunale di Sciacca, Roberta Nodari, ha il rito abbreviato condizionato all’accettazione della perizia psichiatrica, come da richiesta avanzata dal difensore di Giuseppe Guddemi, l’avvocato Antonino Tornambè. Il Gup, nella scorsa udienza , aveva disposto l’incarico alla dottoressa Rosanna Clementi. Anche il pubblico ministero, Giovanni Lucio Vaira, ha incaricato il perito Luigi Scandaglia per effettuare una perizia psichiatrica.
Le perizie hanno il compito di stabilire se al momento del gesto omicida, Vincenzo Guddemi si trovasse nelle impossibilità di intendere e di volere. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 16 marzo, quando il Gup si pronuncerà se affidare il Guddemi ad un centro di cura, così come previsto dalle norme penali.
Secondo la pubblica accusa, Vincenzo Guddemi avrebbe accoltellato a morte il fratello per un pretesto collegato ad una presunta manomissione di uno scaldabagno. Motivo che avrebbe celato, secondo l’accusa, risalenti e costanti rancori, mai sopiti, derivanti da invidie e gelosie.
Nella foto: a sinistra Giuseppe, a destra Vincenzo Guddemi, il fraticida.