LE CONTRADDIZIONI DEL SINDACO
Vito Bono afferma che la verifica è già chiusa da tempo. Ma, intanto, i big politici continuano a riunirsi
EDITORIALE
In politica si sa, nulla è certo, tutto è possibile. Ma nella nostra Sciacca tutto assume un livello ancora più mutabile. In verità si capisce poco, c’è tanta confusione, ed è divertente, in questi giorni, rileggere la poesia di Jacques Prévert, Il paese dei sosia. E’ un delizioso consiglio che sento di offrire ai nostri lettori.
Domenica sera si sono riuniti i big dei partiti alleati del sindaco. In sua assenza, lui non c’era e non poteva esserci per ovvi motivi. I partiti dovevano esprimere giudizi senza la presenza del sindaco. Si sono scomadati, da garigento, gli onorevoli Angelo Capodicasa, Roberto Di Mauro, Luigi Gentile, Giacomo Di Benedetto. Non dimenticando i saccensi Nuccio Cusumano e Vincenzo Marinello. C’erano i massimo vertci locali dell’Mpa, del Fli, dell’Api, del Pd. Sono giunti tutti, in modo unanime, a considerare impossibile andare avanti in tale situazione. Le rimostranze sono tutte rivolte al sindaco, intendiamaci. I partiti citati sono uniti da un forte collante. Lo scollamento è con il sindaco. Hanno imposto quella che ormai è diventata un farsa e cioè la “cabina di regia”, una sorta di “commissariamento” del sindaco. Insoma, mica siamo a Milano, Sciacca è un Comune di 40 mila abitanti!
Il bello è che il sindaco in un’intervista dichiara che l’idea della “cabina di regia” è sua. E’ stato lui a proporla. Mi astengo dal giudizio di merito, anche perchè la città sull’argomento è assai erudita.
Sconvolge, invece, come il sindaco con senta quell’impulso di sano orgoglio. Sembra disposto a tutto pur di rimanere in sella, anche di subire “cabine di regie”, “tavoli politici”, “gruppi di lavoro”. E’ ormai un “sorvegliato speciale”, stretto dai partiti i quali sono consapevoli che è iniziato il countdown. Eppure, non manca occasione di ricordare che “il popolo ha votato il suo programma”. Già con quel 51,76%. Ma c’è in giro quel 48,24% che non l’ha votato. Non è stato certo un plebiscito. Certo, ha vinto al primo turno, ma non è stata la vittoria di Lillo Firetto, sindaco di Porto Empedocle che ha toccato il 90% del consenso.
Ma i tempi sono passati, il contesto è diverso. Se il sindaco è convinto di aver fatto lievitare quel consenso del 2009, si faccia avanti. Abbia uno scatto di orgoglio, mandi tutti a casa e si ripresenti al giudizio del popolo. Solo così sapremo come stanno le cose. Ma soprattutto si pone fine ad una commedia che non fa ridere più nessuno in città