FINDOMESTIC, IN PROVINCIA DI AGRIGENTO SI SPENDE DI MENO

Sono stati resi noti i principali risultati della diciottesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Sicilia, presentato oggi a Roma presso l’Hotel St. Regis. Nel 2011, la spesa complessiva per l’acquisto di beni durevoli si è attestata a 3.426 milioni € (-8,8% rispetto ai 3.756 milioni del 2010): il dato evidenzia come la contrazione dei consumi sia leggermente più elevata rispetto a quanto registrato nel resto del Paese (media italiana: -6,1%). I settori di spesa Auto e moto – Il comparto delle auto nuove è quello ad aver subito, nel 2011, il calo più significativo in Sicilia: in questo segmento sono stati infatti spesi 821 milioni € (-22,6% rispetto all’anno passato). In crescita, invece, il comparto dell’usato, che ha fatto registrare consumi per 895 milioni € (+2,4% sul 2010), mentre fanno segnare una flessione significativa i motoveicoli (137 milioni € impiegati nel 2011, -23,9% rispetto allo scorso anno). Mobili – L’arredamento chiude l’anno facendo segnare una leggera contrazione dell’1,0% per una spesa totale di 1.023 milioni €. Si tratta di un dato in linea con quanto fatto registrare nel resto del Paese, dove la diminuzione complessiva dei consumi rispetto al 2010 per questo tipo di beni durevoli si valuta attorno al 1,3%. Elettrodomestici – Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici, i dati forniscono un quadro omogeneo: se, infatti, gli elettrodomestici bianchi e piccoli hanno mostrato una contrazione inferiore al dato nazionale, facendo segnare un -4,8% e una spesa complessiva di 244 milioni € (in Italia si registra una diminuzione del 5,4%), gli elettrodomestici bruni, hanno registrato una contrazione più marcata, pari al 14,5% (per una spesa complessiva di 222 milioni di €). Prodotti Informatici – Fa registrare un calo in Sicilia il settore dei prodotti informatici che si attesta a quota 84 milioni € (-8,1% rispetto al 2010). Complessivamente nel 2011 in Sicilia la dinamica del Pil, espresso a valori reali, si è allineata alla media dell’area meridionale, che ha reagito più lentamente alla crisi del biennio 2008-2009. Il reddito disponibile pro capite siciliano è cresciuto nel 2011 poco al di sotto della media nazionale, attestandosi a 13.398 €, l’1,9% in più rispetto al 2010. Le province Palermo si conferma la provincia a maggiore disponibilità di reddito, con 15.002 € nel 2011, contro i 14.727 € dell’anno passato (in crescita dell’1,9%); seguono Messina (che fa registrare un incremento del 2,2% e si attesta a quota 14.330 €), Siracusa, con un reddito pro capite di 13.247 € (+1,6% rispetto al 2010), Catania (che si attesta a 12.897 €, +1,8%) e Ragusa, dove si registrano 12.625 € (+1,7%). Al sesto posto per reddito disponibile nella regione si posiziona Caltanisetta, con 12.525 € (+1,7% rispetto al 2010), seguita da Trapani (12.424 €, in crescita dell’1,6%), Enna (a quota 11.926 €, +2,7%) e Agrigento, che fa segnare 11.540 € (+2,1%). Le cifre del comparto mobili sono quelle ad aver inciso maggiormente sui bilanci familiari: Palermo nel 2011 in questo settore ha fatto registrare volumi complessivi pari a 248 milioni € (-1,4% rispetto al 2010), seguita da Catania (con 222 milioni €, -0,3% rispetto all’anno precedente), Messina (che si attesta a 132 milioni e una variazione rispetto al 2010 pari a -0,3%). In coda alla classifica dei consumi per questo comparto si posizionano Trapani (con 96 milioni nel 2011, -0,9%), Agrigento – che fa registrare 90 milioni € (-1,9%) – Siracusa (con 81 milioni €, -0,6% rispetto all’anno passato), Ragusa (62 milioni, -0,8%), Caltanisetta (58 milioni €, -3,2%) e infine Enna, che si attesa a quota 35 milioni (-2,3%). I circa 244 milioni € dedicati all’acquisto di elettrodomestici bianchi e piccoli in Sicilia sono stati suddivisi tra i 60 milioni impiegati a Palermo (che fa registrare una contrazione del 5,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato), i 53 milioni di Catania (-3,8%), i 32 di Messina (-3,8%), e i 21 di Agrigento (-6,1% rispetto al dato 2010) e Trapani (-4,4%). Seguono le province di Siracusa, con 20 milioni di € (-4,6%), Ragusa – che si attesta a quota 15 milioni € (-4,6%), Caltanisetta (che passa dai 14 milioni del 2010 ai 13 del 2011) ed Enna, che con una contrazione del 6,8% fa registrare 8 milioni €. Per quanto riguarda l’acquisto di elettrodomestici bruni, è sempre Palermo a mantenere la testa della classifica con 55 milioni € (-14,8% rispetto al 2010), seguita da Catania, che fa segnare 49 milioni € in questo settore, con una diminuzione del 12,6%, Messina (che passa dai 34 milioni del 2010 ai 30 del 2010), Trapani (a quota 20 milioni, con una riduzione del 13,7%) e Agrigento (19 milioni €, -17,7% sul dato 2010). Al sesto posto nella classifica di spesa in questo segmento si trova Siracusa (con 18 milioni €, -14,2%), seguita da Ragusa (14 milioni, -14,3%), Caltanisetta (che passa dai 14 milioni del 2010 ai 12 del 2011) ed Enna, che con 7 milioni € fa registrare una diminuzione del 19,1%. Il comparto informatica che nel complesso in Sicilia nel 2011 valeva circa 84 milioni €, ha registrato consumi complessivi di circa 21 milioni € a Palermo – dove si registra una contrazione del 8,7% –, 18 milioni € a Catania (-7,0% rispetto al 2010) e Messina, che fa registrare consumi per 11 milioni € (-7,1%). Al quarto posto si posiziona Agrigento, con 7 milioni € (-9,4% rispetto all’anno passato), seguita da Trapani (7 milioni €, -7,6%), Siracusa (7 milioni €, -7,7%), Ragusa (che passa dai 6 milioni € del 2010 ai 5 di quest’anno), Caltanisetta (che con 5 milioni fa segnare un calo del 10,6%) ed Enna, a quota 3 milioni € (-10,3%). In generale se complessivamente la spesa in durevoli si è ridotta dell’8,8% nelle province di Palermo, Cal¬tanissetta ed Enna la contrazione ha superato il 10%; si registrano invece a Catania, Siracusa e Trapani le riduzioni più contenute (-7% circa). Nel mercato dei beni per la casa la spesa si è ridotta meno che nella media nazionale (-4,2% rispetto a -4,7%). Tendenze generali e comportamenti dei consumatori Gli intervistati vivono uno stato d’animo di sfiducia e incertezza, dominato dalla sensazione di impossibilità alla programmazione. Molti si sentono infatti impotenti e “paralizzati” e, sollecitati a immaginare il futuro, mostrano di avere più “speranza” che “voglia di lottare”. Nell’Italia meridionale e nelle Isole, l’85% degli intervistati dall’indagine Findomestic – Ipsos ha la percezione che la situazione economica generale si sia aggravata rispetto al 2010. Un dato che si colloca 2 punti sopra quello medio nazionale. Per quanto riguarda la propria situazione economica personale, il 71% degli intervistati ritiene che non sia migliorata rispetto all’anno precedente. Si tratta dell’incidenza più elevata tra tutte le quattro macroregioni italiane (valore medio: 64%). E lo stesso si registra sul fronte della capacità di risparmio per i prossimi 12 mesi: nel Sud e nelle Isole non più del 21% della popolazione ritiene di poter incrementare la propria quota di risparmi, contro un valore nazionale di riferimento del 35%. Di fronte alla crescente disoccupazione, alla riduzione del potere d’acquisto e ad un clima sociale d’incertezza, la maggioranza ha modificato il proprio stile di vita rispetto al passato. Il 70% di quanti sono stati coinvolti dall’indagine, inoltre, ha evidenziato il fatto di aver dovuto ridurre le spese per fare fronte ai cambiamenti dello scenario economico, mentre a livello medio nazionale l’incidenza è stata un po’ più bassa: 67%. Infine, un consumatore su due del Mezzogiorno ritiene che dovrà ridurre le spese nel prossimo futuro, contro una media del Paese del 47%. Sollecitati circa un’eventuale uscita dalla crisi, ben il 46% di quanti hanno risposto ritiene che la situazione comunque non tornerà quella di prima: gli intervistati modificheranno il proprio modus vivendi, evitando gli sprechi e ponderando maggiormente le spese. Il 40% degli intervistati, invece, dichiara di mantenere la speranza di superare la crisi ed afferma che in futuro si tornerà a fare acquisti come prima. La ricerca evidenzia come i più abbienti continuino ad acquistare prodotti di fascia alta, riducendo eventualmente la frequenza e la quantità degli acquisti, mentre i meno abbienti, oltre ad acquistare meno e meno spesso, sono costretti a ripiegare su prodotti di fascia più bassa.

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