SCIACCA TERME: IL REFERENDUM PER CAMBIARE NOME PER ORA NON SI FA
Tardivo il via libera della Regione, la richiesta rimasta troppo tempo nei cassetti
Tardivo il via libera al referendum sul cambiamento del nome, l’amministrazione comunale non intende promuovere una consultazione referendaria entro 90 giorni, in piena estate, e spendere quasi 100 mila euro. L’assessore regionale Caterina Chinnici ha accolto l’istanza presentata lo scorso febbraio dal Comune di Sciacca ed il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dello scorso venerdi.
Il sindaco Vito Bono ha già fatto sapere che il costo del referendum impone di valutare con attenzione una proposta di legge regionale che prevede la possibilità per i Comuni di modificare il proprio nome attraverso una semplice delibera del consiglio comunale. Il provvedimento dell’assessore Chinnici arriva infatti con qualche settimana di ritardo rispetto alle attese: l’amministrazione comunale, ma tutto il mondo politico locale che aveva votato favorevolmente la proposta, sperava che la consultazione si potesse fare in contemporanea con i quesiti referendari sull’acqua e sul nucleare, allo scopo di risparmiare sui costi e di avere un maggior numero di persone che andavano a votare. La preoccupazione è infatti che non si raggiunga il quorum, com’è successo nel 2003 quando un analogo referendum venne fatto con l’amministrazione guidata da Ignazio Cucchiara.
“C’è stato un ritardo burocratico clamoroso – afferma il presidente del consiglio comunale Filippo Bellanca – il decreto poteva essere firmato prima e avremmo avuto il tempo di collegare il referendum comunale con quello nazionale”.