OMICIDIO CANGIALOSI: 30 ANNI DI CARCERE CIASCUNO PER SAIEVA, PIAZZA E NARO.

Il Gup non ha riconosciuto attenuanti

Il Gup del tribunale di Sciacca, Giuseppe Miceli, ha ritenuto responsabili Celeste Saieva, Nicola Piazza e Paolo Naro e li ha condannati a 90 di reclusione, 30 per ciascuno. La lettura del dispositivo è avvenuta ieri intorno alle 18,00. Il processo si è celebrato con il rito abbreviato. Il pubblico ministero, Vincenzo Pantaleo, aveva richiesto l’ergastolo. Tutti e tre gli imputati sono di Sciacca. Celeste Saieva e Nicola Piazza sono ventiquattrenni, mentre Paolo Naro è ventunenne. Il Gup non ha riconosciuto le attenuanti e ha considerato per tutti e tre la corresponsabilità. Le tre condanne di ieri chiudono il quadro giudiziario, almeno in questa fase, che era iniziato con la condanna del minorenne G.B. giudicato dal tribunale dei minori che ha inflitto 9 anni e 4 mesi di reclusione con il rito abbreviato.

Il Gup, oltre alla pena detentiva, ha anche condannato i tre al risarcimento del danno in misura di 100 mila euro complessivi per i genitori della vittima, e 25 mila euro ciascuno dei tre fratelli. Una provvisionale di immediata esecuzione. La parte civile è stata rappresentata dall’avvocato Pietro Casandra, che aveva richiesto un risarcimento danni pari a 8,5 milioni di euro, da suddividere nel modo seguente: 2,5 milioni per ciascun genitore, 1,5 milioni per ciascuno dei tre fratelli.

“La sentenza conferma l’impianto accusatorio  e la bontà del lavoro investigativo condotto per far luce sul delitto di Michele Cangialosi”.  E’ questo ilcommento di Vincenzo Pantaleo, capo della procura della Repubblica di Sciacca.  “Attendiamo di leggere la motivazione – dichiara l’avvocato Agata Maira, difensore di Celeste Saieva-, ma riteniamo che le prove non erano consolidate”. Giovanni Todaro e Pino Scozzola, difensori di Nicola Piazza, hanno dichiarato che “gli omessi accertamenti hanno determinato la condanna. Siamo desiderosi di comprendere i motivi per i quali i testi della difesa non sono stati ritenuti credibili”. I difensori di Paolo Naro, gli avvocati Aldo Rossi e Mauro Tirnetta, pensano al dopo: “Confidiamo nell’appello, e riteniamo sia avvenuta una non corretta valutazione delle prove e degli elementi a discarico del nostro assistito”.

Il delitto risale alla notte tra il 20 e il 21 aprile del 2009. Di Michele Cangialosi non si seppe più nulla. La moglie, celeste Saieva, denunciò la scomparsa nei primi giorni di maggio. Non subito, perché, a detta dei familiari, il Cangialosi ogni tanto si allontanava da casa. Passarono mesi senza che si sapesse nulla di quest’ultimo. Poi la svolta. E’  stato il minorenne ad accendere i riflettori su quella che era ritenuta una “scomparsa” del Cangialosi. Il cadavere fu poi ritrovato sepolto nella campagna della famiglia del Piazza.

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