CHE CAMPAGNA ELETTORALE CI ASPETTA?
Editoriale di Filippo Cardinale
Pasqua si avvicina, ma dopo ci attendono settimane di altra passione, fino alle votazioni che si svolgeranno a giugno. Un periodo che sarà farcito dagli scontri elettorali. Per adesso, sciolto il nodo della ricandidatura di Fabrizio Di Paola che ha deciso di mettere fine all’esperienza amministrativa saccense, c’è l’attesa per i nomi dei candidati a sindaco. Non c’è certezza, si fanno solo dei nomi. L’incertezza assoluta interessa di più il centrosinistra e il centrodestra.
Ma anche dalla parte dei grillini l’orizzonte non è chiaro. Girano dei nomi, poi vengono sconfessati dagli stessi candidati “sulla carta”. Sembra, ad oggi, che il più probabile candidato sia Alessandro Mucaria, noto al pubblico dei giovani per essere componente del complesso Skafarunia. Anche dal neonato movimento Mizzica c’è molta riservatezza. Pare più probabile il giovane ingegnere Domenico Contino. Nel centrodestra tutto è stato rimesso in gioco. Il no di Fabrizio Di Paola, giunto solo adesso, ha messo il centrodestra in difficoltà.
Come, del resto, nel centrosinistra dove la candidatura di Paolo Mandracchia, pur riscuotendo l’apprezzamento della coalizione, non dovrebbe avere un seguito per indisponibilità dell’interessato. Ma al di là dei nomi che scenderanno in campo per la conquista della fascia tricolore, che tipo di campagna elettorale sarà quella che si accenderà a breve?
Purtroppo, nella nostra città non siamo abituati a guardare i contenuti di un programma. Non siamo abituati a comprendere quale futuro, anche a lunga gittata, la politica intende disegnare. Siamo abituati a considerare il programma come un accessorio obbligatorio per legge. Insomma, carta straccia. Si è sempre dato peso ai rapporti amichevoli, di parentela, di convenienza limitata a perimetri assai limitati.
Dunque, ogni volta, finita la campagna elettorale, si procede con la normalità, spesso anche questa ridotta. Si alimentano le lamentele, incolpando ora questa classe politica, ora quell’altra. E’ sempre mancato il senso dell’appartenenza alla cosa pubblica, all’interesse collettivo. L’esempio emblematico è stato il Consiglio comunale dedicato all’approvazione del bilancio comunale che dava il via al carnevale. La tribuna dedicata ai cittadini era stracolma di operatori della festa. In Consiglio comunale sono stati discussi tempi importanti, ma l’assenza dei cittadini è stata sempre marcata. Insomma, al cittadino sembra non interessare il dibattito su scelte che interessano lo sviluppo della città.
Basta il caso delle terme. Esse sono considerate importanti, ma quando di esse si discute l’assenza dei cittadini è imbarazzante. E così si possono elencare tanti altri casi. Alla politica, tutto sommato, ha fatto comodo il distacco tra la “gente” e la cosa pubblica e ha compiuto scelte senza quella positiva pressione della “società civile”. Proprio l’assenza di una cultura della cosa pubblica consente alla politica di agire secondo i canoni più deleteri: quelli della denigrazione reciproca, di gettare fango da una parte all’altra, quella di scambiarsi reciproche accuse.
La campagna elettorale si è sempre snodata sulle accuse, ma mai su un confronto serrato e dettagliato sullo sviluppo concreto della città, tanto è vero che essa ha criticità che si rimandano di amministrazione a amministrazione. Abbiamo le coste ma spiagge inaccessibili e prive di servizi, abbiamo le terme chiuse. Le terme hanno da sempre registrato passività. Anche quando erano Azienda delle Terme. Allora il fine anno si chiudeva con miliardi di passività che venivano ripianati col contributo della Regione e quindi dei contribuenti. Ma mai la città è scesa per strada a reclamare ad alta voce uno sviluppo reale e concreto delle terme. Gli esempi da fare sono tanti e in diversi settori.
La campagna elettorale che ci aspetta con molta probabilità sarà incentrata ancora una volta su toni aspri. Sarà una campagna elettorale feroce, dove lo sviluppo della città sarà relegato in ultima fila, mentre sarà costellata da tuoni e lampi farciti da accuse e denigrazioni. Vorremmo essere smentiti, sarebbe bello oltre che un’innovazione.
Vorremmo capire come il nuovo sindaco intende far fronte alla situazione finanziaria del Comune, non disastrosa ma complessa e difficile. Vorremmo capire come il nuovo sindaco asfalti tutte le buche che costellano la viabilità urbana e rurale. Vorremmo capire in che misura il nuovo sindaco rafforzi e migliori i servizi erogati dal Comune. Vorremmo capire come il nuovo sindaco risolva l’atavica questione della mancanza dei parcheggi. Vorremmo capire tanto come il nuovo sindaco dia concretamente una svolta alla città. Lo vorremmo capire, però, con fatti concreti e non con enunciazioni.
Tutto questo vorremmo capire, perché sulle denigrazioni da una parte e dell’altra siamo preparatissimi, come tutti i saccensi.