AICA va liquidata. Una società nata male e con la spinta di pressioni ideologiche che ora si ribaltano sui cittadini

La gestione del servizio idrico nella provincia di Agrigento, affidata all’AICA (Azienda Idrica Comuni Agrigentini), sta attraversando una crisi profonda che ne mette a rischio la sostenibilità e l’efficacia del medesimo servizio
SCIACCA- La situazione della società consortile AICA, interamente pubblica con soci i Comuni agrigentini, è aggravata dalla vastità del territorio, che comprende numerosi comuni, e dalla mancanza di un piano industriale solido. Questi fattori hanno reso difficile garantire un servizio idrico continuo, di qualità e soprattutto equo per i cittadini. Bisogna andare al nocciolo della questione anche perché le convocazioni dei vertici AICA, su invito delle istituzioni comunali, servono a poco. Come a poco servono le “lezioni” del presidente dell’AICA, Settimio Cantone, sulle condizioni meteo e sulle condivisione di tutti i Comuni dell’abbondante acqua sotto il suolo saccense. E’ già la seconda volta che Settimio Cantone dimostra, con i suoi interventi, alla città di Sciacca l’inadeguatezza del suo ruolo che promana dalle indicazioni della politica. La dipendenza di AICA dalle bollette degli utenti è una delle principali cause della sua crisi finanziaria. Mentre il pagamento delle bollette da parte dei cittadini rimane l’unica fonte di sostentamento per l’azienda, il mancato rispetto degli impegni finanziari da parte dei comuni soci ha creato uno squilibrio strutturale. Questo ha determinato una situazione di grave inadeguatezza del servizio, con frequenti interruzioni e una distribuzione irregolare dell’acqua. In questo scenario, i cittadini si trovano a pagare tariffe sempre più alte per un servizio che non soddisfa le loro esigenze fondamentali. AICA nel corso degli anni ha accumulato debiti significativi. Ha registrato un bilancio 2023 preoccupante per l’aumento delle passività, mentre i ricavi derivanti dalle tariffe non sono sufficienti a coprire i costi operativi e gli investimenti necessari. Nonostante una lieve crescita dell’utile di esercizio, il modello di gestione attuale è insostenibile, con una crescente difficoltà nel garantire la continuità e la qualità del servizio. Oggi le passività di AICA ammontano a circa 8 milioni di euro, quattrocento volte il capitale sociale della società pubblica. La tabella che segue dimostra come l’insolvenza è soprattutto dei Comuni soci;

Gli errori strategici che hanno caratterizzato la creazione di AICA. La sua liquidazione appare necessaria
Gli errori, eclatanti, sono ormai evidenti: l’assenza di un piano industriale sostenibile, l’ambito territoriale troppo esteso per poter garantire un’efficace gestione operativa, la carenza di risorse economiche per investire nelle necessarie infrastrutture, e una dipendenza eccessiva dai fondi pubblici. AICA è stata pensata come una struttura che avrebbe dovuto ridurre la gestione privata, ma la mancanza di visione a lungo termine e la scarsa capacità di pianificazione hanno reso il progetto poco efficace. Inoltre, molti comuni soci non hanno versato le quote necessarie per il funzionamento dell’azienda, scaricando sui cittadini il peso economico della gestione. Di fronte a questa situazione, la liquidazione di AICA appare come una necessità improrogabile. Il modello attuale ha dimostrato tutta la sua inefficienza, creando un sistema insostenibile per la gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento. I cittadini si trovano a fronteggiare un servizio che non è in grado di rispondere adeguatamente alle loro esigenze, con frequenti disagi e una costante preoccupazione per la scarsità d’acqua. Continuare a perseverare in questo modello significherebbe solo peggiorare ulteriormente la situazione, con un impatto negativo sulla qualità della vita delle comunità locali. Le alternative alla liquidazione di AICA potrebbero includere la gestione diretta da parte dei singoli comuni, attraverso la creazione di aziende patrimoniali autonome. Questo approccio consentirebbe di avere un controllo diretto sul servizio idrico e garantirebbe una gestione più vicina alle specifiche necessità di ciascun comune. Inoltre, la riduzione delle dimensioni dell’ambito territoriale potrebbe rendere più efficiente la gestione, attraverso la creazione di sub-ambiti omogenei, più facili da monitorare e gestire in modo tempestivo.
Necessario un intervento normativo
Per rendere concretamente possibile una gestione autonoma o la creazione di ambiti più piccoli, è necessario un intervento legislativo. Le attuali normative non consentono facilmente la divisione dell’AICA in ambiti territoriali più piccoli o la creazione di gestioni autonome per i singoli comuni. La legge prevede strutture di gestione che non permettono una flessibilità sufficiente per adattarsi alle reali esigenze locali. Perciò, i sindaci devono battersi per ottenere una modifica legislativa che consenta la creazione di ambiti ottimali più ridotti, più adatti alla gestione diretta e mirata dei servizi idrici, evitando di vincolare i comuni a un modello centralizzato e difficilmente gestibile. Partenariato pubblico-privato. Un’altra opzione possibile è quella di esplorare forme di partenariato pubblico-privato, che potrebbero attrarre investimenti esterni, mantenendo comunque il controllo pubblico sui costi e sulla qualità del servizio. Tuttavia, qualunque sia la soluzione scelta, è fondamentale che la gestione futura del servizio idrico sia improntata a una visione strategica e sostenibile, con un forte orientamento al benessere dei cittadini. La responsabilità dei sindaci sarà decisiva nel determinare la strada da percorrere. La loro azione dovrà essere volta a garantire che la gestione idrica sia efficiente, trasparente e risponda in modo adeguato alle esigenze delle comunità. La decisione di liquidare AICA dovrà essere accompagnata da un piano chiaro e preciso per la gestione del futuro servizio, evitando gli errori del passato e assicurando che non si ripetano gli stessi problemi di inefficienza e insostenibilità.
In conclusione, il futuro del servizio idrico nella provincia di Agrigento richiede un cambiamento radicale. È tempo di mettere in atto un modello di gestione più sostenibile e vicina alle esigenze dei cittadini, assicurando la continuità del servizio e migliorando la qualità della vita nelle comunità locali.