Crisi pesca: cooperative di Sciacca invocano stato di calamità naturale

I riscaldamenti climatici rendono il Canale di Sicilia sempre meno pescoso. Le carenze di pesce riguardano gambero e pesce azzurro che rappresentavano il 40% del pescato totale. Un altro problemi sono i tratti di mare interdetti

SCIACCA. I pescatori saccensi, attraverso le cooperative che li rappresentano, a proclamare lo stato di crisi, parlando di situazione sempre più drammatica e preoccupante, informandone il ministro delle Politiche agricole Lollobrigida, al prefetto Caccamo, al presidente della Regione Schifani, all’assessore regionale Barbagallo e al sindaco di Sciacca Termine. Le carenze di pesce sottolineate riguardano varie tipologie: dal gambero al pesce azzurro, da merluzzi e triglie a polpi, totani e calamari. La crisi del gambero rischia di avere ripercussioni gravissime, considerato che per la marineria di Sciacca quando le cose andavano bene rappresentava il 40% del pescato totale. Anche il pesce azzurro (alici e sarde), che seppur soggetto a migrazioni, sta subendo “strani fenomeni di carenza oltre che di ritardo nella crescita”. Le rappresentanze dei pescatori sottolineano come questa situazione stia assumendo contorni drammatici in un territorio, quello di Sciacca, dove la pesca è un volano per l’intera economia cittadina, e la crisi rischia di trasformarsi anche in tensioni sociali. In questo contesto si inserice anche una vicenda che riguarda dei tratti di mare interdetti alla pesca. Le cooperative di pesca chiedono che la questione venga posta immediatamente sul tavolo degli organi politici competenti, al fine da un lato di capire realmente quanto sta accadendo, e dall’altro ad individuare soluzioni per attenuare il disagio economico. Per questo motivo dichiariamo lo stato di crisi con richiesta di attivazione di calamità naturale.