A Sambuca di Sicilia in scena “Figlia di due mari” l’epopea dell’emigrazione italiana in Libia

In scena, insieme a Mariza D’Anna, voce narrante e co-autrice della riduzione teatrale insieme a Guido Barbieri autore del testo, l’attrice Simona Fasano, con Paola Biondi e Debora Brunialti al piano duo. La regia è di Maria Paola Viano; le musiche originali di Carla Magnan e Carla Rebora

Una lunga epopea che comincia con Giovanni Giolitti nel primo decennio del Novecento, prosegue nel Ventennio fascista e termina nel 1970, all’indomani dell’ascesa di Gheddafi e dell’espulsione in massa degli italiani: a raccontare la storia di quattro generazioni di emigrati siciliani in Libia, terra di conquista e di accoglienza, è ora un’opera teatrale, “Figlia di due mari”, ispirata ai due romanzi della giornalista Mariza D’Anna, “Il ricordo che se ne ha” e “La Casa di Sara Bardong” (Màrgana edizioni).
Lo spettacolo sarà in scena il 20 dicembre, alle 20.30, al teatro comunale L’Idea di Sambuca di Sicilia e il giorno successivo 21 dicembre, alle 19.00, al teatro comunale Sollima di Marsala. In scena, insieme a Mariza D’Anna, voce narrante e co-autrice della riduzione teatrale insieme a Guido Barbieri autore del testo, l’attrice Simona Fasano, con Paola Biondi e Debora Brunialti al piano duo. La regia è di Maria Paola Viano; le musiche originali di Carla Magnan e Carla Rebora.
L’opera, originariamente prodotta dal Luglio Musicale Trapanese con il titolo “Il ricordo che se ne ha” è andata in scena a Trapani, al teatro Ariston, al chiostro di San Domenico e al teatro Nuovo di Fiesole, è un nuovo allestimento in versione teatrale ridotta che affida a voce, musica, testo e immagini di repertorio e immagini inedite la messa in scena, intrecciando i ricordi e le storie personali di una famiglia e quattro generazione con la grande Storia, epopea dell’avventura coloniale italiana, dagli anni ’20 del Novecento alla sua conclusione poco più di 50 anni fa.
“È una storia che mi sta molto a cuore – dice Mariza D’Anna – perché ripercorre quella della mia famiglia, dal mio bisnonno che per primo andò il Libia e quella di circa ventimila italiani che dovettero lasciare il Paese e si trovarono esuli in Italia. La vicenda corre in parallelo con la Storia che purtroppo non si studia nei libri e che è stata dimenticata troppo presto. La messa in scena segue la narrazione, la musica originale ne è parte integrante e le immagini, alcune inedite, raccontano con emozione e suggestione quegli anni felici per una bambina come me che ha vissuto in una società multirazziale, multiculturale piena di condivisione. Ma la storia non fa sconti: c’è l’infanzia felice e spensierata di una bambina ma anche il racconto realistico di una pesante pagina del colonialismo italiano in Libia. Ringrazio il cast e Guido Barbieri per avermi aiutato a raccontare queste pagine di storia e di vita”.
“Non solo l’emigrazione come necessità economica ma anche come spinta al cambiamento sociale che – afferma la direttrice artistica del teatro comunale L’Idea, Costanza Amodeo – accomuna tutti i popoli e le loro storie. Celebrare la giornata dell’emigrazione è una scelta artistica che ha molti significati”.