Mannino: “Nessun accordo di rotazione, la revoca è stata una scelta del sindaco”

L’ex assessore Salvatore Mannino, con stile ed eleganza, con serenità e senza rancore, ha chiarito che nessun accordo di “staffetta” è mai esistito, né concordato in campagna elettorale

SCIACCA- L’ex assessore Salvatore Mannino conserva l’utilità di “aver servito la propria città” nella consapevolezza di aver svolto il suo compito nella maniera più adeguata possibile. Mannino è stato revocato dal sindaco Fabio Termine per fare spazio alle pretese, esaudite, del consigliere comunale Alessandro Curreri. E Curreri adesso è assessore proprio per la vera e propria defenestrazione adoperata da Termine nei confronti di Mannino. Fabio Termine ha revocato un assessore in carica con una urgenza che non è pari alle esigenze di colmare la poltrona assessoriale ancora vuota lasciata dalle dimissioni , per ragioni di lavoro, di Certa. Insomma, anziché riempire un tassello vuoto, Termine ha preferito assecondare le pressioni di Curreri, tralasciando anche il senso dell’emergenza e della necessità. Mannino, ha la coscienza a posto per “aver servito la mia città con grande passione, voglia di fare, determinazione. E’ stato un onore servire la mia città”. Salvatore Mannino spiega con chiarezza la vicenda a iniziare dal periodo preelettorale. Una verità che smentisce ciò che ha detto pubblicamente il sindaco Termine e cioè che “c’era un accordo di rotazione che Mannino aveva accettato”. E Mannino spiega: “Per quanto riguarda l’aspetto politico, ero stato proposto candidato a sindaco dal Pd e avevamo già cominciato a mettere in moto la macchina organizzativa. Il mio obiettivo era quello di riunire tutto il centrosinistra. Abbiamo iniziato delle discussioni con Mizzica. Sono giunto alla conclusione di compiere un passo indietro dando la possibilità a Fabio Termine di essere il candidato sindaco, sperando di vincere. Credo di avere contribuito fortemente all’elezione di Termine a sindaco”. Mannino, conoscendo la politica, dice che “ha atteso serenamente le determinazioni del sindaco”. “Non mi sono dimesso e questo ha un chiaro significato politico”, chiosa Mannino. “Non avevo nessun motivo per dimettermi. Il sindaco mi ha nominato, il sindaco mi ha revocato”. Mannino precisa sempre che nessun accordo di rotazione esisteva. “Il sindaco ha deciso di revocarmi”. Mannino nega che attorno a lui il Pd non ha eretto uno scudo protettivo poiché non è iscritto al partito. “Intanto ho sempre votato Pd e ho fatto campagna elettorale all’onorevole Michele Catanzaro- spiega Mannino-. Non ho aderito al Pd perchè ho rispettato il ruolo di espressione del civismo e per non mettere in difficoltà Fabio Termine. Io sono stato nominato assessore come espressione civica. Se io avessi aderito al Pd, e ne avevo la possibilità, avrei sbilanciato alcuni equilibri politici. Ho mantenuto tale profilo per onestà nei confronti del sindaco”. Poi Mannino afferma che il sindaco “gli aveva parlato della situazione di Curreri, di questa esigenza politica, e mi ha chiesto se mi volevo dimettere. Io con serenità gli ho detto che aspettavo le sue determinazioni”. Insomma, mentre Mannino ha onorato il rispetto del ruolo civico nei confronti del sindaco, Termine ha dimenticato il valore del rispetto stesso, sacrificando senza remore Salvatore Mannino per fare entrare Curreri in giunta.

L’ex assessore Mannino custodisce, comunque la bella esperienza vissuta. “Ho portato avanti diversi progetti. Ho dato il via all’apertura dei musei, sono stato perennemente vicino al mondo scolastico con tanti lavori eseguiti nell’ambito dell’edilizia scolastica. Ho avuto un contatto costante con i dirigenti scolastici e con i docenti, credendo fortemente nella risorsa importante del mondo giovani che rappresenta il nostro futuro. Una attenzione particolare è stato rivolto anche al mondo scolastico dei bambini”.