Sostituzione in giunta, la revoca di Mannino diventa “avvicendamento”. Termine attinge da Collodi
Una nota stampa, piuttosto magra, è stato diffuso da Palazzo di Città. Da molti mesi non veniva diffuso un comunicato stampa; un fatto insolito se si pensa che si dispone di un apposito ufficio
SCIACCA- Poche righe per comunicare quanto abbiamo, noi e altri colleghi, già scritto, senza l’ausilio della nota stampa. “Alessandro Curreri, consigliere comunale, entra a far parte come assessore della Giunta comunale di Sciacca. Prende il posto di Salvatore Mannino assessore dal giugno del 2022. Con propria determina, il sindaco Fabio Termine ha formalizzato oggi l’avvicendamento”. Fin qui nulla di strano. Tuttavia, le poche righe sono come un romanzo di centinaia di pagine. Il sindaco ringrazia “l’avvocato Salvatore Mannino per la collaborazione, per le attività portate avanti, per lo spirito di servizio. La revoca non è un giudizio sulla persona e sull’amministratore. L’avvicendamento con il consigliere Alessandro Curreri rientra in un percorso di coinvolgimento nell’Amministrazione comunale dei rappresentanti di tutte le forze politiche che due anni e mezzo fa hanno aderito al progetto”. Appunto, la revoca. Il sindaco immagina di avere anche il dono di poter prendere in giro chi di anni ne ha molto più di lui. Non solo anni in più, ma anche esperienza nel leggere ciò che si intende nascondere. La domanda è pleonastica: perchè l’avvocato Salvatore Mannino non ha presentato le dimissioni se l’avvicendamento era stato concordato (come dice il sindaco)? Mannino non si è dimesso, è stato revocato. Una revoca che la dice lunga e che dipinge una realtà diversa da quella che vuole propinare il sindaco. La revoca è la rappresentazione plastica di una politica che ha rispolverato il “vecchio”. Il vecchio della politica, condannato apertamente dal movimento Mizzica e da Fabio Termine, almeno quello delle origini, ha prevalso sul “è già domani“. Salvatore Mannino è stato sacrificato sull’altare di Alessandro Curreri. Non è stato difficile per il sindaco, il quale si sarà ricordato del famoso motto del divo Giulio: il potere logora chi non l’ha. E lui non vuole correre tale rischio. Dunque, una revoca val bene una messa, va bene bruciare sull’altare del sacrificio l’onestà politica e amicale. Le bugie hanno le gambe corte e Collodi diventa un faro nella visione di Termine.