Le Terme di Sciacca, il nuovo (?) corso e le notti bianche di Schifani
Abbiamo ascoltato il Presidente della Regione Schifani alla Festa dell’amicizia di Ribera quando ha riferito ad un auditorio attento e festante che il problema delle Terme può ritenersi risolto, almeno per quanto riguarda la ricerca e l’individuazione dell’imprenditore o degli imprenditori interessati alla gestione
SCIACCA- Prima di entrare nel merito abbiamo voluto approfondire la vicenda, visto che la decennale esperienza fallimentare ci ha ormai segnato profondamente e dotato di robusta corazza agli innumerevoli annunci ottimistici, di volta in volta diffusi sapientemente dai vari presidenti della Regione, politici e via dicendo. In particolare, nel contesto riberese dell’incontro dedicato alle terme, sono state dette dal Presidente diverse cose: la prima è che il governo della Regione, “lavora giorno e notte” sulla questione delle terme siciliane. Questa cosa mi ha sollecitato un ricordo, quello di un vecchio maresciallo dei carabinieri che soleva dire: “il lavoro del giorno mi convince, quello della notte invece mi preoccupa!”.
La seconda è che sono stati stanziati nel Fondo sviluppo e coesione 2021-2027 per Sciacca ben sessanta milioni di euro per l’intero patrimonio da ricostruire. Non conosciamo la relazione tecnica elaborata dal Genio Civile di Agrigento, né il dettaglio della susseguente verifica sul patrimonio termale di Sciacca effettuata nelle scorse settimane dal tavolo tecnico coordinato da Simona Vicari, e del quale fanno parte anche dirigenti della Regione ed un rappresentante di Cassa depositi e prestiti, che dovrebbe fornire l’assistenza tecnica alla Regione. A ben guardare il documento denominato B2 (ossia il piano finanziario di spesa per ogni singolo intervento) allegato alla deliberazione della Giunta Regionale n. 192 del 22/5/2024, e segnatamente al codice ID 7F2A9778, ci si rende subito conto che i 90 milioni complessivi (60 per Sciacca e 30 per Acireale) sono in realtà spalmati su cinque anni: 9 milioni per il 2025, 27 milioni per ciascuno degli anni 2026 e 2027, 18 milioni per il 2028 e 9 milioni per il 2029. Tenuto conto del fatto che queste somme devono essere divise pro quota tra le due stazioni termali regionali nell’ambito dei rispettivi stanziamenti, è evidente che la definizione degli interventi sarà completata tra cinque anni. Quindi vorremo capire quali siano le priorità da dare agli interventi sul patrimonio termale saccense.
Quest’ultima considerazione ci porta alla terza affermazione di Schifani: “entro fine dicembre pubblicheremo l’avviso esplorativo per la ricerca dell’operatore economico a cui affidare la progettazione, la costruzione e la gestione dei complessi termali”. Progettazione, (ri)costruzione e gestione di che? Di quali beni? Per quanto tempo? Con o senza canoni da corrispondere? Con quale impegno contrattuale circa la valorizzazione del territorio saccense e della sua forza lavoro?
Quindi, a distanza di quaranta giorni dalla fatidica data non si sa nulla. Se per caso l’Amministrazione Comunale, che ha sempre manifestato con clamore mediatico il diritto della Città a conoscere tutti gli aspetti della sua risorsa strategica, ha avuto comunicazioni in questo senso e non le ha diffuse, neppure informandone il Consiglio Comunale, questa circostanza sarebbe di una gravità assoluta. Ma se non le ha avute (e magari non le ha nemmeno richieste) sarebbe ancora più grave e segnerebbe la considerazione nella quale Sciacca è tenuta dalla Regione. Ora su questi temi, che sono fondamentali, dov’è la rappresentanza parlamentare di ogni livello? Che dovrebbe, in relazione al ruolo che si sono dati, alzare la voce, chiedere ed avere notizie, dati, documenti, numeri. Invece, al massimo se la cantano e se la suonano coltivando l’ennesima speranza. Forse l’ultima.