Energie rinnovabili: risorsa o problema ? Associazione propone revoca di tutte le concessioni
Da anni proteste continue dall’area belicina: Un territorio ricco di “paesaggi culturali” e “paesaggi naturali” oggi è offuscato da pale e pannelli, dicono i cultori della bellezza.
VALLE DEL BELICE. Il primo a fare emergere il problema, oggetto poi negli anni successivi di aspri dibattiti, fu Vittorio Sgarbi. Era il 2010 quando il critico d’arte, da sindaco del Comune trapanese di Salemi, cominciò a lanciare invettive contro le grandi aziende che avevano individuato l’area della Valle del Belice, tra le province di Agrigento e Trapani, come sito ideale per realizzare mega parchi eolici e fotovoltaici.
Una “guerra” contro l’energia rinnovabile che si fondava sul danno all’ambiente ed all’agricoltura. Investimenti che, a detta di Sgarbi, erano “orrore” e “violenza” alla bellezza. Oltre che speculativi. Da quel giorno, un po’ ovunque nel territorio belicino si sono moltiplicati turbine eoliche e campi fotovoltaici. Nessun risultato hanno ottenuto nel tempo le proteste di alcuni sindaci, tra cui quelli di Menfi, Sambuca, Samta Margherita Belice e Montevago. E nemmeno le prese di posizione di associazioni di cittadini e di personalità del mondo della cultura. Un territorio ricco di “paesaggi culturali” e “paesaggi naturali” oggi è offuscato – dicono i cultori della bellezza – dalle energie rinnovabili. Molti agricoltori hanno ceduto alle pressioni dellle multinazionali e venduto i loro terreni agricoli. Oggi lungo la strada che dall’area del Belice porta a Palermo, attraversando Sambuca di Sicilia, Poggioreale e raggiunge la valle dello Jato, nel palermitano, sono centinaia gli impianti fotovoltaici e d eolici. Un guadagno immediato per gli imprenditori agricoli di fronte alle incertezze del loro antico lavoro, messo in pericolo dalle normative e dalla siccità.
La questione è di recente tornata in prima pagina per via di un impianto “agrovoltaico” che dovrebbe sorgere a pochi passi dalla città di Gibellina, proprio di fronte al Museo di arte contemporanea. Ad alzare il muro sono i sindaci di Gibellina, Santa Ninfa e Salemi. Ritengono che questo impianto rappresenterebbe un vero e proprio sfregio alla città e all’intero territorio del Belice. Hanno ribadito la loro posizione contraria nel corso delle conferenze di servizio promosse dalla Regione Siciliana, hanno scritto una lettera al Presidente della Regione, agli Assessori competenti per i Beni Culturali, il Turismo e l’Energia, oltre al Presidente dell’ARS, per informarli della questione e chiedere un intervento decisivo.
La questione è stata sollevata anche nel parlamento nazionale. “L’installazione di pannelli solari nelle vicinanze del Museo e del “Cretto” – denuncia il sindaco Salvatore Sutera – non solo deturperebbe il paesaggio, ma minerebbe anche l’identità culturale della città”.
Ed a tenere vivo il problema c’è anche l’associazione culturale “Articolo 9”, nata cinque anni fa per valorizzare i numerosi luoghi della cultura e i paesaggi naturali di pregio di tutta la Sicilia, di cui fa parte Michele Benfari, ex soprintendente ai beni culturali di Agrigento. “Le caratteristiche uniche dei “Paesaggi del Belice” e della Sicilia intera – dice – oggi sono sottoposte a modifiche che le stanno inevitabilmente snaturando, con l’aggiunta di grandi impianti di produzione di energia eolica e fotovoltaica, peraltro difficilissime da dismettere nel futuro che ci attende. Le scelte che qualcuno cerca di imporre – aggiunge Benfari che guida l’associazione insieme all’ex assessore regionale Fabio Granata – avranno conseguenze gigantesche sulla bellezza dei luoghi e sul paesaggio siciliano”. Il sodalizio chiede una applicazione più rigorosa da parte della Regione dei Piani paesaggistici e una tutela radicale dei luoghi di pregio contro scelte che potrebbero, dopo l’Industria chimica, rappresentare sfregi irrimediabili all’ambiente, al paesaggio, all’agricoltura.
“Si revochino tutte le concessioni per impianti industriali, quasi sempre nelle mani di multinazionali o strutture finanziarie – conclude – e si punti ai piccoli impianti di prossimità alle imprese agricole siciliane”.