Tassa di soggiorno, tutti i Comuni potranno applicare l’imposta. Perplessi gli albergatori
Bono (Sciacca Turismo): “Così si stravolge lo scopo dell’imposta. I proventi devono incrementare i servizi turistici, non devono diventare bancomat anche per tutti”
Timori anche in provincia di Agrigento per la riforma nazionale dell’imposta di soggiorno che consente a tutti i Comuni di adottarla ed incassarne i proventi. Una estensione che alimenterà le asfittiche casse degli enti locali, ma che per gli operatori del settore turistico potrebbe ridurre sia le risorse che la trasparenza della stessa.
Tutti i Comuni italiani avranno la facoltà di applicare l’imposta di soggiorno, una possibilità riservata ora solo alle città classificate come turistiche. La novità è contenuta nella riforma della “city tax” alla quale lavora il Governo con il viceministro all’Economia Maurizio Leo e la titolare del ministero del Turismo Daniela Santanchè. In queste ore c’è un intenso confronto a livello nazionale, le associazioni di categoria hanno presentato delle specifiche istanze, si spera che il Ministero del Turismo ne tenga conto. Favorevole al provvedimento è invece l’Anci.
“Così si stravolge lo scopo dell’imposta di soggiorno – dice Ezio Bono di Sciacca Turismo – i proventi devono incrementare i servizi turistici, non devono diventare bancomat anche per i Comuni non turistici che possono utilizzare questi soldi per finalità diverse. C’è un po’ di confusione – aggiunge – spero almeno che si stabilisca un tetto massimo e che ci siano azioni equilibrate per non danneggiare il comparto turistico e con esso anche l’indotto che ne usufruisce”. In ambito nazionale Federalberghi, Confindustria Alberghi e Assohotel hanno già preso posizione e suggeriscono di concentrare l’attenzione sulla messa a punto di quegli aspetti della normativa attuale che non funzionano o funzionano male. In provincia i Comuni che incassano di più dall’imposta di soggiorno sono Agrigento e Sciacca. Nel capoluogo l’imposta è in vigore dal 2017, nelle strutture a 1 e 2 stelle si paga 1 euro a persona; in quelle a 3 stelle 2 euro e in alberghi e residence di 4 e 5 stelle 3 euro. Ogni anno nelle casse del Comune finiscono oltre 1 milione di euro.
Poco meno gli incassi a Sciacca (circa 900 mila euro) con una tassa che va da 1,50 euro a persona per strutture a 2 stelle, ai 2,50 euro per 4 stelle e 3 euro per 5 stelle.
“Io credo che stiamo andando nella direzione sbagliata – aggiunge Bono – noi da anni lottiamo ogni giorno per fare in modo che i soldi dell’imposta di soggiorno, ovvero il ticket pagato dal turista che soggiorna nelle nostre strutture e che noi trasferiamo ai Comuni, venga utilizzato esclusivamente per le finalità indicate all’atto della stesura della legge. Oggi le nostre città sono poco accoglienti ed ospitali perchè quei soldi, sfruttando l’elasticità della norma, vengono usati dagli amministratori per interventi di qualsiasi genere”.