Report Caritas: in Sicilia aumenta l’impoverimento
Il 50% delle persone seguite dichiara di non avere un lavoro, il 6,4% lavora ma non riesce a far fronte alle normali esigenze familiari ed il 10,4% è pensionato ma si rivolge ai centri per un sostegno
Di nazionalità italiana, con un basso livello di istruzione, anche al di sotto della licenza di scuola media, è questa la fotografia di quanti si rivolgono maggiormente ai centri di ascolto della Caritas. Il report relativo al 2023 per tutto il territorio italiano, per ciò che concerne la Sicilia, conferma il trend nazionale. Le persone intercettate dai Centri di Ascolto Siciliani nel 2023 sono state 12.602, accolte in prevalenza dai Centri Diocesani ma rilevate anche dai centri di ascolto parrocchiali e di zona che si stanno affermando sempre di più.
Il 50% delle persone seguite dichiara di non avere un lavoro, il 6,4% lavora ma non riesce a far fronte alle normali esigenze familiari ed il 10,4% è pensionato ma si rivolge ai centri per un sostegno. Sono
oltre il 10% i contatti che non riescono a garantirsi una casa adeguata, versando in una condizione di senza dimora. La maggior parte delle persone si rivolgono alla Caritas da più di 2 anni ed il 35,4% da più di 3 anni. La cronicizzazione è probabilmente dovuta alla complessità delle situazioni, chi si rivolge ai centri di ascolto spesso manifesta difficoltà in più ambiti, da quello economico a quello abitativo, a quello familiare.
“Purtroppo continuiamo a registrare un impoverimento anche nel nostro territorio siciliano e come evidenziano i volti – più che i numeri – delle persone incontrate trattasi di persone italiane, così Domenico Leggio, delegato regionale Caritas. Ovviamente quanto rilevato dalla rete dei centri di ascolto è un campione rispetto agli innumerevoli servizi attivati da tutte le chiese di Sicilia e dalle parrocchie ma rappresenta bene quanto vivono le persone nei nostri territori. Si confermano, conclude Leggio, alcune preoccupazioni come l’abitazione, con tanti senza dimora, la salute, l’istruzione e la conseguente bassa scolarizzazione, il lavoro non solo precario ma anche povero perché insufficiente a soddisfare i bisogni della persona e del nucleo familiare, l’impossibilità a raggiungere le proprie aspirazioni e direi i propri sogni.