Dc-Sud chiama Nord: ora si finisce in tribunale
Volano gli stracci fra Laura Castelli e Totò Cuffaro sullo sfondo dello scontro tra Sud chiama Nord contro Italia viva, “colpevole”, secondo Scn, di avere “imbarcato” per le liste alle Europee la Nuova Dc dell’ex presidente della Regione.
In un video su Fb la presidente di Scn, l’ex viceministra del M5S Laura Castelli, ha accusato: «Per noi la politica dev’essere una cosa pulita – ha detto Castelli – non un accordo con chi è stato condannato per reati di mafia». Renzi ha annunciato una querela.
Ma, chiamato in causa, ha replicato proprio Totò Cuffaro anche attraverso le sue pagine social: «Ho ascoltato la delirante auto-intervista, oggi forse si chiama video-post, di Laura Castelli, già grillina 5 Stelle, già vice ministra del governo Conte e oggi col partito di Cateno De Luca. Domani non sappiamo con chi andrà, ma credo conti ben poco con chi vada. Si indigna perché io segretario nazionale della Dc e già condannato per reato di mafia e tra i pochissimi in Italia ad avere rispettato la sentenza e avere scontato per intero e con dignità la pena in carcere e sempre con ostinata fiducia nella giustizia, oggi debba e possa fare alleanze per poter partecipare alle elezioni europee. Oggi, però, è oggi. Ieri, invece, Castelli veniva a trovarmi a casa mia. Si sedeva comoda in poltrona e parlava con me di politica, e prospettava un possibile futuro nel para-politico. Non mi è apparsa indignata, anzi molto attenta e interessata. Da democristiano penso che abbia diritto a cambiare idea. Ma penso anche “est modus in rebus”. Ma vale anche per Cateno De Luca ed i Cateno De Luca simili?».
Cuffaro ha preso di mira anche Ismaele La Vardera: “Per le comunali di Palermo hai preso per i fondelli i Palermitani facendo credere che volevi cambiare Palermo ed invece volevi soltanto, utilizzando modi e metodi truffaldini, fare una fiction per i tuoi interessi personali dove obbiettivamente devo ammettere sei bravissimo.”.
Il deputato regionale ha replicato: “Caro Cuffaro, si cerchi un bravo avvocato perché le ricordo che la mia candidatura non soltanto è stata vera, ma ha avuto su questo già una pronuncia di un giudice, quindi lei sta attestando il falso. Le dirò di più, forse impazzisce perché l’avevo beccata con le mani sulla marmellata pronto a promettermi castelli e palazzi pur di comprarmi con i suoi metodi da politicante quale lei è, il mio film ha avuto l’onere e l’onore di smascherare gente come lei, ed evidentemente questo le da fastidio”.
Anche Laura Castelli ha controreplicato all’ex presidente della Regione: «Sapevo che si sarebbe alzata la tensione, ma non pensate di intimidire me o la mia famiglia. Non mi fanno paura i vostri atteggiamenti politico-mafiosi. Facciamo chiarezza.
Nell’esercizio delle mie funzioni da vice ministro – ha spiegato Castelli – mi trovavo a Palermo per una serie di incontri istituzionali. Amici mi contattano dicendomi che Cuffaro, segretario di partito, insiste per incontrarmi. Figurarsi se nego un caffè. Porto con me due persone del mio staff, tra queste anche un colonnello della Guardia di finanza. Incontro Cuffaro, mi racconta del suo progetto della Dc. Mi dice che avrebbe vinto alle Regionali siciliane e, di fatto, si sarebbero aperte le porte del paradiso per le figure di spicco della Dc. Mi alzo, saluto, ringrazio per il caffè e vado via con il mio staff. La storia parla da sé – ha scritto ancora Castelli – . Non ho mai aderito al partito di Cuffaro o alla Dc, e mai pensato di farlo, e non ho mai chiesto e tantomeno avuto alcun incarico para-politico. Non accetto illazioni e pizzini intimidatori nei miei confronti da parte di Cuffaro. Io vado avanti a testa alta, avrei potuto accettare le offerte di incarichi in partiti blasonati. Non ho accettato nulla di tutto ciò, perché non ho bisogno della politica per vivere. Con passione ho scelto Cateno De Luca e Sud chiama Nord per la bellezza di costruire qualcosa di unico, per la bellezza di apprendere ogni giorno cose nuove da un uomo come Cateno De Luca. Sono abituata a subire attacchi, ho le spalle larghe. Non mi intimidite. Ho chiesto al nostro Ismaele La Vardera, capogruppo all’Ars di Scn, di organizzarmi, in un salotto pubblico, un confronto con Cuffaro. Così potrò sdebitarmi del caffè».