Palermo, stupro di gruppo: prima condanna a 8 anni e 8 mesi
PALERMO- Il gup del tribunale per i minorenni ha inflitto una condanna a 8 anni e 8 mesi a Riccardo Parrinello, accusato di maggiorenne poco lo stupro di gruppo subito da una 19enne a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico.
Il processo si è celebrato col rito abbreviato che prevede la riduzione di un terzo della condanna. Il pm aveva chiesto 8 anni. Al giovane imputato sono state contestate due aggravanti per la violenza sessuale: il fatto che a commetterla sarebbero stati in sette e la minorata difesa della vittima.
Gli altri imputati sono Angelo Flores, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao (tutti in carcere): pure loro hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato che inizierà ad aprile.
Il minorenne era stato arrestato ad agosto: all’inizio era stato affidato a una comunità ma successivamente tornato in cella per avere pubblicato sui social commenti e video in cui quasi “rivendicava” gli abusi. A suo carico anche una chat in cui ammetteva con un amico che la diciannovenne non era consenziente.
Le immagini delle telecamere, piazzate lungo il percorso, metterebbero in evidenza che lei si sarebbe messa in testa alla comitiva senza chiedere aiuto ai passanti e non mostrando alcun segno di paura. Per questo i presunti autori della violenza sostengono che fosse d’accordo ad appartarsi con loro. La versioni è completamente opposta a quella della diciannovenne che, invece, ha sempre ribadito che il rapporto non è mai stato consensuale.
Parrinello, 18 anni, è il più piccolo dei sette arrestati per lo stupro avvenuto al Foro Italico. Agli atti dell’inchiesta della Procura dei minori ci sono anche alcuni audio choc registrati la notte dal 7 luglio. Ventiquattro minuti dopo le due di notte, un’ora dopo che la diciannovenne era stata abbandonata in strada Parrinello ha inviato un messaggio vocale a un amico: “Compà l’ammazzammu… ti giuro a me matri l’ammazzammu… ti giuro a me sviniu… sviniu chiossà di na vota… minchia sette… u vo capiri manco a canuscevo io compà… ficimu un macello n’addivirtemu”.