Da oggi il clima politico cambia. Termine costretto ad un nuovo stile, l’opposizione a cambiare rotta. Il nodo della Presidenza del Consiglio
SCIACCA- EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Fu vera attesa? L’esito della giustizia amministrativa, sul ricorso (prima al Tar e poi al Cga) presentato da Ignazio Messina contro Fabio Termine sulla verifica delle schede elettorali, non credo fosse portatore di attese diverse da quelle scritte sulle due sentenze. La giustizia amministrativa è una sorta di SuperEnalotto dove azzeccare la super vincita è uguale alla speranza di trovare un bar in pieno deserto dove consumare bevande rinfrescanti. Dopo un anno e mezzo si chiude la partita legale tra Ignazio Messina e Fabio Termine. Un tempo troppo lungo per decidere su liti che incidono sulla vita amministrativa di un Ente. Ma così è andata anche perché questi sono i tempi della giustizia italiana.
Dunque, fine all’azione giudiziaria tra i due candidati a sindaco. Fabio Termine completerà il resto del mandato sindacale che scade tra tre anni e mezzo. Una cosa è certa, l’esito della sentenza muta un clima politico che in aula Falcone-Borsellino è stato rovente, ma anche di attesa. L’attesa di capire il dopo sentenza. Il dopo sentenza è a favore dell’attuale sindaco. Ma non è tutto così semplice. Non lo è per la colazione Termine, non lo è per l’opposizione.
Termine ha una manciata di consiglieri comunali, appena 7. L’opposizione ha un esercito di 17 consiglieri (6 della DC). Nessuna delibera può essere approvata se non con l’apporto della opposizione.
Non ci sono “pagine belle” scritte da un Consiglio comunale che è l’emblema dell’obbrobrio di una legge elettorale scellerata. Non c’è dubbio che da oggi, con la pubblicazione della sentenza, il clima politico in Consiglio comunale subirà una virata.
Fabio Termine deve “svoltare”. Ha bisogno di farlo anche in funzione delle fibrillazioni che risiedono nel suo schieramento. Il sindaco deve ricorrere ad un cambio di marcia. Di stile, in verità. Il triennio e mezzo che intercorre alla fine del mandato non può soffrire la spada di Damocle. La città ha bisogno di andare oltre l’ordinaria amministrazione. Andare oltre significa un nuovo rapporto con l’opposizione. Di necessità, virtù. Termine, tuttavia, ha bisogno di depurare la sua coalizione da fibrillazioni che accendono gli animi, che sono getti di benzina sul fuoco. Una apertura di dialogo con l’opposizione deve essere filtrata da caratteri inzuppati di invettive. Al riguardo, il sindaco sa già a cosa mi riferisco.
L’opposizione, adesso, deve decidere cosa fare, come farlo. Non può seguitare sulla spinta di uno stallo causato dall’attesa del ricorso.
L’opposizione, tra l’altro, ha un nodo da sciogliere e riguarda il presidente del Consiglio comunale, cioè Ignazio Messina. Messina è entrato in Consiglio comunale come il “miglior perdente” tra i candidati a sindaco. La sua elezione a Presidente dl Consiglio fu una scelta di transizione, in attesa dell’esito del ricorso. Insomma, un ruolo che tenesse amalgamata l’opposizione per poi rimettere in discussione la medesima carica. Dunque, l’opposizione ha un duplice nodo da sciogliere: quello della Presidenza del Consiglio comunale, quello di mettere in atto una strategia politica che dia un segnale diverso da ciò che si è dato sino ad oggi. Il senso di responsabilità dimostrato è frutto di atti amministrativi a favore della città. Sarebbe stato un suicidio votare contro.
Da oggi si scrive un nuovo capitolo. Può essere interessante o noioso. Di certo c’è che ambedue le parti politiche hanno un compito di assoluto rilievo: guardare alla città con una dimensione diversa da quella che la città medesima percepisce. Anche perché in città sale sempre più uno spirito che è mancato: fare gruppo, fare comunità per salvaguardare gli interessi della città.