Agrigento Capitale della Cultura 2025, per Miccichè le norme sulla trasparenza sono un optional

AGRIGENTO- Ciò che accade nella città di Empedocle (dalle stelle alle stalle) è la rappresentazione plastica di chi perde la rotta e si imbatte in tempeste volute. Si, volute. Volute a causa di una mentalità rimasta ancorata a tempi che furono dove la regola principale era quella di fare i furbetti.

E dopo Empedocle, l’attuale vicenda che riguarda Agrigento capitale italiana della cultura 2025, richiama il sommo poeta: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!» (Purgatorio, canto VI, vv. 76-78). In tal caso al posto della serva Italia, si prenda in prestito serva Agrigento.

La bocciatura dello statuo della fondazione da parte del Collegio dei Revisori (non ancora costituita, fortunatamente), elaborato con i piedi volutamente e con le direttive del sindaco, contiene una triste rappresentazione plastica della farsa girgentana, quella peggiore, quella che non fa ridere ma getta nell’oscurità della selva.

I revisori non hanno evidenziato un errore di poco conto con il parere negativo. No, hanno scoperchiato una pentola contenente il peggiore minestrone che si possa immaginare. E il minestrone è stato immaginato per allietare il club dei furbetti.

Non un semplice parere negativo, ma una certificazione oggettiva e tecnica dell’insostenibilità dell’attuale progetto di statuto Fondazione per la gestione di Capitale della Cultura 2025.

I revisori dei conti del Comune di Agrigento puntano i riflettori sui temi più critici della vicenda, ricalcando anche quando anticipato dal Consiglio di Amministrazione di Ecua.

Riflettori accesi soprattutto sul ruolo attribuito all’associazione MeNo e ai tecnici Roberto Albergoni e Margherita Orlando, che – da statuto – sono individuati come destinatari di importanti incarichi nel progetto.

“Da una ricerca effettuata sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, non risulta che l’associazione culturale senza scopo di lucro MeNo sia iscritta al Runts (Registro Unico del Terzo Settore). Non si comprende, non essendo esplicitato nella proposta di deliberazione consiliare, in base a quale norma la suddetta associazione possa divenire socio fondatore della costituenda fondazione a totale partecipazione pubblica, quale ente privato senza alcuna procedura ad evidenza pubblica e senza apporto di capitali o conferimenti”. Dunque, i revisori ribadiscono come il Comune di Agrigento, non avendo ancora approvato il rendiconto 2022, “oltre a non poter applicare l’avanzo dell’imposta di soggiorno non è nelle condizioni di poter quantificare l’importo applicabile nel bilancio di previsione 2023/2025”.

Soldi che, comunque, in parte sono destinati a manutenzioni e iniziative sul territorio e non sono tutti utilizzabili per il progetto Capitale della Cultura.

Ma i Revisori non si fermano qui. “Nonostante la Fondazione sarà tenuta ad osservare le procedure di evidenza pubblica proprie delle pubbliche amministrazioni già in sede di costituzione viene individuato il direttore generale, nonché l’associazione MeNO esprimerà le figure del project manager e dell’executive”.

E’ il pomo della discordia evidenziato già da altri, in primis da Ecua,  sul quale si sono manifestate forti contrarietà nei confronti delle quali il sindaco Miccichè ha eretto il muro di gomma.

I revisori contestano anche il rischio di “produrre un depauperamento del patrimonio dell’Ente”, e che non vi sia oggi alcun “Piano esecutivo di gestione nell’ambito delle effettive disponibilità̀ finanziarie e nel rispetto delle disposizioni normative e regolamentari vigenti, né viene specificata la motivazione di tale mancata predisposizione”.

A questo punto il buon senso indurrebbe il sindaco a ritirare e riformulare la proposta di statuto aprendosi al confronto e accettando miti e saggi consigli.

Il consigliere comunale Roberta Zicari, ricorda che “ci sono 44 progetti da redarre secondo il codice degli appalti” e che a Palermo la fondazione era stata costituita 4 anni prima dell’evento. Il problema è che da 6 mesi siamo bloccati sul tema delle poltrone, tralasciando il cuore del problema: ci sono 44 progetti già redatti nel dossier che devono essere sviluppati seguendo le procedure previste dalla legge per l’affidamento degli appalti”.  “A Palermo – aggiunge – la fondazione che si occupò di Capitale della cultura nasceva 4 anni prima dell’evento. Una fondazione che nella migliore delle ipotesi tra approvazione statuto, approvazione bilancio, storno fondi nelle casse della fondazione, nomina componenti, assunzioni di personale, realisticamente inizierà a essere operativa nella primavera del 2024, può davvero portare a termine un compito così delicato?”.

Zicari aggiunge: “Nel dossier prevediamo 3.769.535 euro come spesa per i progetti e 2.500.000 circa come spese, costi di gestione, monitoraggio e comunicazione. Il Comune si è impegnato a corrispondere circa 3.300.000 con la tassa di soggiorno, quindi copre quasi interamente i costi dei progetti. Avendo la disponibilità di circa 2 milioni e mezzo di euro, siano sicuri che non riusciamo a potenziare il Comune o la fondazione Pirandello di personale che possa supportare le procedure di appalto, rendicontazione e di comunicazione, risparmiando tempo prezioso?”.

“Ho paura che, rapiti dal tema delle poltrone, non si riesca a trovare il tempo di coinvolgere il territorio in eventi collaterali, come ad esempio avviene a Milano con il fuori salone o nell’occuparci di gestire l’ordinaria amministrazione (pulizia, trasporti, parcheggi, viabilità) come priorità assoluta”, conclude la Zicari.

A volte un gesto di umiltà è salutare. Ravvedersi è anche una manifestazione di intelligenza. Non è una umiliazione. Dimostri il sindaco di Agrigento la sua dote ancora nascosta e non svelata: l’umiltà e il dono dell’ascolto. Lasci perdere le giacche di qualche politico poiché quando esplode la mina a essere colpito sarà lui e non chi, da lontano e in zona sicurezza, promette di coprirlo dalle schegge.

Filippo Cardinale