Agrigento Capitale della Cultura 2025, le toppe del sindaco peggio del buco

AGRIGENTO- Quattro mesi trascorsi infruttuosamente per colpa del sindaco di Agrigento che sembra aver messo i piedi nella palude di una ebbrezza per un titolo che è un’arma a doppio taglio. Agrigento Capitale della Cultura 2025 è solo l’inizio di un percorso che ha avuto esito positivo solo per una azione corale che ha affondato le radici nel buon metodo. Buon metodo che ha prodotto un ottimo merito.

L’ebbrezza del sindaco non è stata riposta l’indomani della proclamazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025. No, continua sotto la forma di una ubriacatura da giovincello alle prime esperienze da movida. Una ebbrezza che, però, coinvolge tutto il territorio provinciale. Il progetto premiato, infatti, non riguarda solo la città di Agrigento. Il sindaco non può arrogarsi il titolo di imperatore e considerare altri protagonisti come sudditi obbedienti.

C’è una questione di merito e di metodo che il sindaco non riesce a comprendere. C’è qualche saggio agrigentino capace di illuminarlo? Ma prima che sia irreparabilmente troppo tardi.

Quattro mesi infruttuosi sono trascorsi della proclamazione. Un ritardo imperdonabile che trova ragione nell’atavico difetto della nostra provincia di politicizzare tutto. E la politica nella nostra provincia è la plastica rappresentazione dello stato socio-economico del nostro territorio.

La vicenda dello statuto della fondazione è la prova provata che il sindaco di Agrigento non è adeguato a gestire una opportunità più unica che rara. Abbia il buon senso dell’ascolto e metta da parte l’arroganza e la presunzione di chi si crede un saggio senza averne le doti.

E così, dopo i malumori per il parto dello statuto della fondazione, vero atto imperiale di chi crede di essere un imperatore senza impero, il sindaco di Agrigento intende mettere una toppa ad un buco di evidente proporzione.

Invita il Prefetto di Agrigento a far parte della fondazione.  “Il successo della proclamazione di Agrigento a capitale Italiana della cultura 2025 costituisce un’opportunità di crescita per la nostra città e la provincia intera. Trasformare questa opportunità in risultati concreti per lo sviluppo del territorio dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di anteporre l’obiettivo generale ai piccoli interessi personali o di parte”. Con queste premesse il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, ha invitato il prefetto Filippo Romano a far parte della fondazione che gestirà l’evento.

Miccichè aggiunge: “Le scelte ad oggi effettuate e approvate dalla giunta di governo in merito alla fondazione Agrigento 2025 sono state tutte indirizzate a garantire l’efficacia e l’efficienza delle azioni future attraverso la capacità di indirizzo politico da parte dell’amministrazione comunale, il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che vorranno contribuire alla realizzazione del progetto e la capacità tecnico-professionale necessaria alla realizzazione delle attività”.

Il sindaco sottolinea: “Il rispetto delle regole di trasparenza nella gestione della cosa pubblica attraverso una condotta che nell’etica e nella morale trova fondamento, caratterizzano il mio essere cittadino ancor prima che la mia funzione di sindaco a servizio della comunità. Con questo spirito e questa consapevolezza – aggiunge Miccichè – ho chiesto al prefetto Filippo Romano, di voler fare parte del consiglio di amministrazione della fondazione Agrigento 2025. Il prefetto, nel tenere la dovuta riserva sulla decisione che vorrà assumere, ha comunque espresso la propria disponibilità a sostenere la costituenda fondazione e ancor di più Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025”.

E perché non invitare la Procura delle Repubblica di Agrigento, i comandanti delle forze dell’ordine, i marines, il genio guastatori? La cosa più semplice e più saggia che possa fare il sindaco di Agrigento è quella di fare un passo indietro, aprirsi all’ascolto e accogliere i consigli. Oltre naturalmente a fare una cosa elementare che non gli riesce: rendere pulita una città che sembra la Capitale della Sporcizia.

Filippo Cardinale