Agrigento Capitale della Cultura 2025, il silenzio del sindaco e il rischio di un flop. L’allarme dell’Ecua

AGRIGENTO- Ci sono alcune tappe lungo il percorso che ha traguardato la conquista di Agrigento quale “Capitale della Cultura 2025”. La fase dell’incredulità (dopo due precedenti tentativi andati infruttuosamente). Essa porta con sé non la convinzione di farcela, ma come l’ennesimo e ultimo tentativo di partecipazione. Poi c’è la tappa della convinzione di potercela fare, ma a condizione di elaborare un progetto dall’elevato spessore che valicasse il perimetro chiuso di Agrigento e si estendesse ad una visione più ampia con l’inclusione di eccellenze del territorio. Un progetto affidato a persone di alta e riconosciuta professionalità. Siamo dunque nella fase della convinzione. Il progetto edificato sull’esplorazione, l’armonia e i conflitti tra i 4 elementi di Empedocle.

Il progetto viene ritenuto di alto contenuto culturale e l’apposita commissione del Ministero della Cultura proclama Agrigento Capitale della Cultura 2025. Da qui inizia la fase dello sbandieramento. Come è di consueto, quando si vince tutti salgono sul carro del vincitore, anche coloro (che abbondano) erano critici e riluttanti. E il progetto premiato dal Ministero della Cultura viene sbandierato da una moltitudine di gente, gran parte della quale assente durante le varie presentazioni del progetto prima di essere consegnato al Ministero.

E arriva la fase dello stallo. Dopo i festeggiamenti, una moltitudine di persone, prima assenti, indossano medagliette autoprodotte; immediatamente dopo si passa alla fase di stallo. Molto probabilmente, qualcuno immagina che acquisito il titolo di Capitale della Cultura 2025 tutto prosegua senza una spinta propulsiva. Errore enorme poiché, prendendo in prestito il linguaggio marinaro, quando la barca procede di abbrivio è destinata a fermarsi. E l’enorme ricchezza che porta con sé il titolo di Agrigento Capitale della Cultura 2025 rischia proprio l’abbrivio e arenarsi inesorabilmente sui bassi fondali.

Spiego il perché. Da giorni, la testata giornalistica online Agrigentonotizie.it dava notizia di un certo silenzio rispetto ai cantieri per Agrigento Capitale della Cultura 2025. D’incanto, il sindaco di Agrigento Franco Micciché rompe il silenzio sui suoi canali social. Numerose rassicurazioni in direzione di un lavoro che si sta effettuando lontani dai riflettori per essere pronti con l’appuntamento più importante per la città. Entro domenica prossima, garantiva il sindaco, ci sarebbero state grandi e importanti novità. Oggi è venerdì e non si sente volare nemmeno una mosca.

E’ già strano che su un progetto di immensa portata di valore il sindaco “lavori in silenzio”. Fare squadra e lavorare coralmente pare non rientri nei canoni del primo cittadino.

Un silenzio assordante (non ci piace usare l’ossimoro, ma qui diventa necessario) spezzato, intelligentemente e responsabilmente dal presidente di Empedocle Consorzio Universitario di Agrigento, onorevole Antonino Mangiacavallo. E’ necessario sottolineare come l’Ecua abbia contribuito in quota parte a redigerlo, e del progetto complessivo è stato parte attiva.

La preoccupazione dell’Ecua si esprime in una missiva personale e riservata inviata al primo cittadino, che mette “nero su bianco” la preoccupazione di chi non riesce ad avere notizie né ufficiali né ufficiose del progetto.

“Dalla proclamazione di Agrigento Capitale della Cultura 2025, avvenuta il 31 marzo, ad oggi, né il Consorzio Universitario né il gruppo di lavoro che ha curato la candidatura sono stati, anche marginalmente, coinvolti nelle sporadiche iniziative da ella promosse e che hanno visto la partecipazione di soggetti esterni alla sua amministrazione – scrive – né, cosa ancora più significativa, hanno ricevuto alcuna comunicazione sulla inderogabile predisposizione degli atti o sulla indispensabile individuazione di procedure, già precedentemente previste nei documenti ufficiali di candidatura, così come nessuna informazione è stata fornita sulla programmazione, sulla preparazione e sull’auspicabile avvio della cosiddetta ‘fase 2’, sicuramente più difficile della prima”.

Un silenzio, quello che il Comune ha serbato verso Ecua, rotto solo dalle comunicazioni social dei giorni scorsi che annunciavano tra le altre cose l’individuazione di una “sede prestigiosissima” per la costituenda fondazione (che sarà, pare, Palazzo Tomasi). “Sarebbe più importante, fondamentale e razionale ‘costituire’ una Fondazione, nel rispetto di quanto previsto a pagina 48 del dossier di candidatura presentato al Ministero della Cultura”.

Un esercizio che, dice Mangiacavallo, diversamente da come rappresentato dal sindaco non sarà “facile e veloce, perché, oltre ad un attento studio giuridico ed organizzativo, necessita della preziosa collaborazione degli Enti già indicati nel suddetto dossier: ‘Empedocle Consorzio Universitario di Agrigento ed il Comune di Lampedusa, che dovranno affiancare il Comune di Agrigento”.

Mangiacavallo ha sollecitato più volte “la redazione comune di una bozza di Statuto, documento fondamentale e propedeutico per la costituzione della fondazione”. Tentativo cozzato sul muro di gomma . Solo una una proposta ad inizio maggio per sollecitare l’opportunità di coinvolgere gli altri sindaci del territorio e tutte le istituzioni che volessero adesso sostenere il progetto.

“Da allora, tranne qualche occasionale rassicurazione sulla opportunità di accelerare le procedure – dice ancora Mangiacavallo-, non abbiamo ricevuto alcuna nota, ufficiale o ufficiosa, sui lavori che dovrebbero portarci alla costituzione della fondazione”.

Per questo Mangiacavallo chiede al Comune di convocare le parti interessate, e ha inviato una bozza di statuto per la fondazione come “base per avviare il confronto con gli organismi che dovranno condividerlo ed eventualmente approvarlo”.

Il presidente di Ecua sa che una bozza esiste già e che ha suscitato parecchie reazioni negli ambienti politici soprattutto per il rilievo “operativo” dato all’associazione “Meno” di Roberto Albergoni, cioè coloro che hanno redatto il dossier di candidatura a Capitale della Cultura.

L’iniziativa ad accendere i motori per arrivare pronti all’alba del 2025 da parte del Presidente dell’Ecua ha la sostanza del grido di allarme. “Tutto questo. conclude la missiva- nel pieno e convinto riconoscimento del Suo importante ruolo e della Sua fondamentale funzione di Responsabile di tutte le attività che dovranno concretizzare, speriamo al meglio, l’ambizioso programma di “Agrigento 2025”.

La politica, per favore, si dedichi, qualora capace, a risolvere i gravi problemi socio-economici e infrastrutturali della nostra provincia e lasci le tentazioni della pratica d’assalto alla carrozza.

Agrigento Capitale della Cultura è una immensa risorsa, ma può essere anche un enorme flop. In tal caso sono chiare le responsabilità.

Filippo Cardinale