Il nuovo Codice dei contratti al vaglio delle commissioni parlamentari: continuano le proteste degli architetti
Scomparsa la centralità del progetto nell’esecuzione delle opere pubbliche, ridimensionati i concorsi di progettazione, chiuso il mercato dei lavori pubblici alle strutture professionali medio-piccole ed eliminate le regole che premiavano il talento dei progettisti. Sono questi i punti che continuano ad alimentare un forte dissenso degli architetti sul nuovo Codice dei contratti, già approvato in linea provvisoria dal Governo e adesso al vaglio delle commissioni parlamentari per il parere di competenza.
Gli architetti agrigentini sono tra i sottoscrittori della lettera aperta inviata, lo scorso 23 dicembre, al presidente del Consiglio dei ministri da 102 Ordini, in rappresentanza di circa 150.000 architetti italiani, con l’obiettivo di stimolare il governo a superare le tante criticità del nuovo Codice dei contratti.
“Rischiamo di tornare indietro di trent’anni – afferma il presidente dell’Ordine agrigentino Rino La Mendola – con un Codice che mortifica i più importanti principi per garantire la qualità delle nostre opere pubbliche e la trasparenza negli affidamenti di servizi di architettura e ingegneria. È appena il caso di ricordare che gli incarichi di progettazione vengono affidati con procedure diverse in relazione all’importo stimato dei corrispettivi posti a base di gara. Il nuovo Codice, eliminando ogni regola per il calcolo dei corrispettivi, consentirà alle stazioni appaltanti di sottostimarne l’importo e di procedere con affidamenti diretti in luogo di procedure aperte, a dispetto delle regole più elementari della trasparenza, dei principi dell’equo compenso e della dignità dei professionisti. Siamo ben consapevoli del fatto che le nuove regole alimenteranno inevitabilmente fenomeni come quelli che nel 2016 hanno visto il Comune di Catanzaro affidare un Piano Regolatore a un professionista a fronte del compenso di un euro”.
Altre retro-riforme introdotte dal nuovo Codice dei contratti rilanciano i requisiti speciali, come il fatturato o il numero di dipendenti, che i professionisti dovranno possedere per partecipare a una gara o a un concorso di progettazione. Ciò sbarrerà inevitabilmente l’accesso alla progettazione delle opere pubbliche non solo ai giovani, ma anche ai professionisti di talento che non hanno avuto la fortuna di alimentare un congruo fatturato negli ultimi anni.
“A fronte di una deriva così grave – conclude il Presidente degli architetti agrigentini – pretendiamo una forte e immediata reazione dei nostri vertici nazionali ai quali chiediamo una maggiore incisività nelle sedi istituzionali affinché vengano superate le criticità rilevate e, in dirittura d’arrivo, sia approvato un Codice in grado di garantire l’apertura del mercato, la trasparenza, la leale concorrenza e l’equo compenso, rilanciando contestualmente il concorso di progettazione, quale strumento ideale per promuovere il talento dei professionisti, fondamentale per garantire la qualità dell’architettura e, di conseguenza, la qualità della vita nelle nostre città”.