La Banca del sangue cordonale diventa “Banca Lillo Ciaccio”
SCIACCA. L’unità operativa complessa di Medicina trasfusionale e Banca del cordone ombelicale di Sciacca da oggi è intitolata a Lillo Ciaccio, medico ematologo e fondatore della stessa struttura. A quasi quattro anni dalla morte, avvenuta il 30 dicembre del 2018, l’Azienda Sanitaria Provinciale con apposita delibera ha voluto in questo modo ricordare il suo preziosissimo lavoro e soprattutto la sua passione.
La cerimonia si è svolta questa mattina alla presenza del commissario Asp Mario Zappia, del dirigente Asp Rosanna Dubbolino, dei familiari di Ciaccio e dell’attuale responsabile della struttura Franco Gallerano.
La grande targa di intitolazione è posta all’ingresso del reparto del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II”. Ciaccio diede inizio in città negli anni Ottanta alle attività della donazione del sangue, anche se il suo nome è legato soprattutto alla realizzazione della Banca del Cordone Ombelicale, diventato punto di riferimento prima in Sicilia e poi in campo nazionale e internazionale.
Mentre la Banca cresceva ed aveva grande visibilità internazionale per la meritoria azione svolta, arrivò improvviso una vicenda giudiziaria che gettò nubi sull’attività svolta da Ciaccio.
Il medico per otto anni si è dovuto difendere in tribunale dalle accuse di scorrette procedure di conservazione dei cordoni ombelicali, danno all’erario, truffa e turbativa d’asta. Quando è stato assolto, con sentenza definitiva, ha continuato a lavorare nella Banca, ma venne licenziato dalla direzione generale Asp dell’epoca.
I processi a suo carico di Lillo Ciaccio si sono poi conclusi tutti con sentenze di non colpevolezza, con formule di assoluzione piena e liberatoria. Ed è stato dichiarato ingiusto anche il licenziamento, con la condanna dell’Asp a pagare un risarcimento di 493 mila euro che Ciaccio ha donato alla ricerca scientifica. Libero da impegni ospedalieri, ha collaborato con l’Università di Messina e della Calabria per dare vita ad un progetto di ricerca sulle possibili modifiche ambientali del DNA sulla popolazione colpita dal terremoto del 1908.
Giuseppe Recca