Camici bianchi in piazza per dire “Stop alla violenza sul personale sanitario”

No alla violenza sul personale sanitario. I camici bianchi della provincia agrigentina ieri sera sono scesi in piazza per manifestare, in modo silenzioso, contro le aggressioni perpetrate a danno di chi appena un paio di anni fa è stato definito eroe e oggi, invece, torna a essere il bersaglio di atti violenti e inauditi come accaduto, di recente, al dottore Alaimo ucciso nel suo ambulatorio a Favara, nel pieno svolgimento della sua attività, o come accade di frequente nei Pronto soccorso, Guardie mediche, poliambulatori, …

“Abbiamo organizzato, insieme con tutti gli altri Ordini professionali e le organizzazioni sindacali che si occupano di sanità, una manifestazione silenziosa per dire “NO” alla violenza – afferma Santo Pitruzzella, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Agrigento – Il fenomeno delle aggressioni in sanità è diventato allarmante. Noi sanitari e la popolazione siamo due facce della stessa medaglia: noi abbiamo il dovere di curare i pazienti e loro hanno il diritto di essere curati da noi. Il nostro interlocutore è il Sistema sanitario nazionale, lo Stato dunque, che deve provvedere alla soluzione perché dei problemi che riguardano la mancanza di medici nei punti chiave (Pronto soccorso, Guardie mediche, poliambulatori, …) deve farsi carico il Governo che non ha programmato la massiccia gobba pensionistica prevista, tra l’altro, dal 2018 al 2025 e, di conseguenza, non ha provveduto ad aumentare i posti nelle scuole di specializzazione. Il Governo si è accorto della mancanza di medici durante la pandemia ed è corso ai ripari aumentando il numero di Borse di studio, passando da 8mila a 17mila di 2 anni fa ai 15 mila di quest’anno. Come sempre in ritardo. Avrebbe dovuto programmarlo prima. Per i Pronto soccorso il problema esiste ed esisterà ancora considerato che le Borse di studio in Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza (Mcau) non vengono scelte se non al 40 per cento. Quale può essere la soluzione? L’incentivazione economica. Sappiamo che la media degli stipendi dei sanitari italiani è inferiore agli altri Stati e da qui l’esodo verso l’estero o il privato dove si guadagna di più. Per risolvere il problema del Pronto soccorso, dunque, si deve avere il coraggio di incentivare economicamente con uno scudo che, come è stato fatto per i vaccini, deve essere fatto per i medici del pronto soccorso. Il Governo questo lo sa, ma fa finta di non vedere e non sapere”.