Minacciò procuratore Salvatore Vella: condannato 41enne. “L’ama fari santari in aria col tritolo”

AGRIGENTO- Condanna definitiva a un anno di reclusione per l’accusa di avere minacciato di morte l’attuale procuratore facente funzioni di Agrigento, Salvatore Vella. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa di Fabio Bellanca  che intimidì il magistrato dopo averlo incontrato casualmente al centro commerciale di Agrigento. L’uomo è ai domiciliari per una precedente accusa di estorsione.

“A chistu pubblico ministero l’ama fari santari in aria col tritolo”. Fabio Bellanca, 41 anni, di Joppolo Giancaxio si era rivolto così al magistrato con atteggiamento intimidatorio. Il fatto è accaduto il 17 luglio del 2018.

Bellanca, secondo quanto emerso nel dibattimento, incontrò casualmente Vella che stava pranzando al centro commerciale insieme a una collaboratrice nell’attesa di rientrare all’ufficio dopo la pausa. L’uomo, riconoscendolo, si sarebbe avvicinato per minacciarlo.

Vella decise di chiamare subito i carabinieri che arrivarono nel giro di pochi minuti e identificarono Bellanca che in quel periodo era sotto indagine da parte della Procura di Termini Imerese per avere estorto dei soldi, circa 37mila euro in più riprese attraverso versamenti postepay, a una donna. Anche in quella circostanza, peraltro, usò la stessa espressione dicendo che l’avrebbe uccisa col tritolo. Vicenda per la quale è stato condannato a cinque anni di reclusione che sta scontando ai domiciliari dopo un primo periodo di carcerazione in cella.

I difensori di Bellanca, gli avvocati Daniele Re e Giulia Cristodaro, avevano chiesto l’assoluzione sostenendo che si era trattato di un equivoco e che le parole dell’imputato non fossero indirizzate al magistrato. La sentenza di primo grado era stata confermata dalla Corte di appello di Caltanissetta e adesso è diventata definitiva. “Il ricorso è inammissibile – scrivono i giudici – perchè i motivi non sono scanditi da una necessaria critica analisi delle argomentazioni poste a base della decisione impugnata”.