Inchiesta “Suami”, Vella: “I soldi delle estorsioni fatti sparire con finte operazioni immobiliari”
AGRIGENTO- Il procuratore capo f.f. di Agrigento, Salvatore Vella, ha ricostruito, nel corso della conferenza stampa con il capo della Dia Roberto Cilona e il pm Gloria Andreoli, i dettagli dell’indagine culminata con il sequestri dei beni.
La Direzione investigativa antimafia, su disposizione del procuratore della Repubblica, ha eseguito un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente in danno al patrimonio di una imprenditrice favarese, Giusy Barba, 40 anni, indagata per i reati di appropriazione indebita ed auto riciclaggio.
Le operazioni sarebbero state compiute insieme all’ex marito Salvatore Lupo e all’ex suocera Rosa Sferrazza, entrambi deceduti. La donna è morta per cause naturali mentre Lupo è stato ucciso il giorno di Ferragosto, freddato a colpi di pistola in un bar: per l’omicidio, che si incrocia con l’indagine che ha portato al sequestro, è stato arrestato Giuseppe Barba, padre di Giusy.
“Le indagini sull’omicidio svolte dai carabinieri – ha spiegato il procuratore Vella – hanno dato conferma all’ipotesi investigativa secondo cui i beni della Suami erano stati fatti sparire in modo illecito attraverso operazioni di riciclaggio. Ad ammetterlo, con una nota nella quale si spiegava che la vendita di un immobile era stata solo simulata, sono stati gli stessi legali di Giusy Barba che l’hanno messo per iscritto nell’ambito di un contenzioso civilistico fra gli ex coniugi che ha portato a contrasti economici così forti che sono sfociati nell’omicidio di Salvatore Lupo. L’indagine conferma e rafforza il movente del delitto”.
“Per appropriarsi dei beni – ha aggiunto Vella – Giusy Barba finge di cedere il lussuoso palazzo Cafisi, a Favara, alla stessa Suami. Viene simulato un preliminare di vendita con una caparra di 700 mila euro che verrà incassata dall’indagata perchè la vendita non sarà mai perfezionata”.
Il procuratore Vella ha aggiunto: “La circostanza sarà confermata pure per iscritto dai legali della donna perchè presto si apre uno scontro fra gli ex coniugi nella spartizione del patrimonio. La Suami, arricchita dai soldi delle estorsioni ai dipendenti, viene poi svuotata pure di un immobile in viale Cannatello. Le indagini sull’omicidio ci consentono di ottenere ulteriori documenti che confermano l’ipotesi”.
“Se fossero arrivate le denunce dei dipendenti vessati sarebbe stato più semplice arginare e prevenire una serie di condotte criminali. Purtroppo le difficoltà ataviche nel fare impresa e le difficoltà economiche in generale di questa provincia rendono assai complicato che tutto ciò avvenga”, ha detto il capo della Dia Roberto Cilona che ha aggiunto: “E’ stato molto difficile ricostruire i capitali della società e degli indagati, da questi capitali si stava era sviluppata un’economia illecita”.