Spiagge, nel tempo distrutto il fiore all’occhiello dell’offerta di turismo balneare di Sciacca

SCIACCA- Non è alla gradevole canzone di Renato Zero che vogliamo riferirci ma al disastroso stato in cui le spiagge versano. La recente azione giudiziaria di sequestro di aree demaniali privatizzate sembrerebbe, e dobbiamo usare il condizionale perché siamo ancora nella fase delle indagini, probabilmente ha messo in moto un processo di controllo e di verifica di tutto quello che è successo alla costa di Sciacca, da San Giorgio fino a Bertolino, costa che in gran parte è stata compromessa da interventi di svariata natura pur rappresentando una risorsa turistica di grande valore.

Evidenziamo che l’attività di polizia giudiziaria del Circomare fa seguito all’attività della magistratura inquirente. C’è una indagine in corso che non significa condanna senza passare dalle vie giudiziarie dove avviene il dibattimento e quindi il contraddittorio. Il passato insegna che il Tar ha spesso accolto i ricorsi di chi è stato raggiunto da notifiche di presunto abusivismo o occupazione del demanio marittimo.

Qualche anno fa la stessa Procura aveva iniziato una verifica sugli immobili realizzati entro i famosi 150 metri dal mare, distanza come si sa dentro la quale non è possibile edificare almeno dal 1976, ma dopo una fase iniziale non se ne è saputo più nulla.

Quello che è certo è che le spiagge che erano la bellezza di questo paese fino alla fine degli anni settanta, sono state devastate, ridotte nella loro dimensione non certo per processi erosivi naturali ma indotti, si pensi alla scomparsa della spiaggia e del “secco” dello Stazzone dopo la realizzazione di quell’inutile porticciolo (e dello spreco di denaro pubblico per realizzarlo), danneggiate da frangiflutti messi a protezione delle case edificate sulle spiagge con effetti di privatizzazione e con risultati da bandiere nere e non certo blu, insieme alla devastazione delle praterie di posidonie legate al cambiamento delle correnti, i cui effetti si vedono dall’enorme quantità di alghe morte che si depositano sulle spiagge dell’intero litorale di San Marco.

Per tacere di altre zone ormai completamente urbanizzate come la Tonnara, la Foggia o Renella e ad est San Giorgio, Timpi Russi, Lumia, ecc.

Su tutto una assoluta riduzione di tutti gli accessi al mare, chiusi con cancelli, barre e con sentieri di accesso pubblici privi di qualsiasi manutenzione. Frangiflutti, alghe, scarichi fognari degli immobili contigui alle spiagge che nessuno controlla, inesistente o pericolosissima viabilità di accesso e di uscita dalle zone balneari, stanno distruggendo in modo irreversibile quello che era il fiore all’occhiello dell’offerta di turismo balneare che Sciacca regalava ai turisti ed ai suoi cittadini.

Filippo Cardinale