Servizio idrico in provincia: Regione non ha ancora varato decreto per insediamento direttore generale

Sempre più complessa la gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento. Anche il più ottimista degli agrigentini comincia adesso a manifestare serie perplessità di fronte a tanti, troppi problemi che mettono in pericolo la prosecuzione della gestione pubblica ottenuta con tantissimi sforzi. Abbiamo voluto fare il punto su alcune questioni aperte che si trascinano da tempo, apparentemente di facile risoluzione con un pò di buon senso, ma troppo legate a conflitti che sono burocratici, politici e, forse, anche personali.

Cominciamo con la nomina attraverso procedura concorsuale di Domenico Armenio a direttore generale dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini, ratificata lo scorso 27 aprile dall’assemblea dei sindaci. Armenio dall’aprile del 2021 è capo di gabinetto dell’assessorato regionale autonomie locali guidato da Marco Zambuto, per assumere la carica di direttore di Aica deve “liberarsi” da questo incarico attraverso un apposito decreto dello stesso assessorato, che però incredibilmente tarda ad arrivare. Questo delicato compito dirigenziale è di fatto ancora in capo a Fiorella Scalia, ingegnere civile e componente del consiglio d’amministrazione della stessa Aica, che lo aveva assunto in via temporanea e che ora reclamerebbe anche il relativo compenso in aggiunta a quello previsto per il cda.

A proposito di consiglio di amministrazione, non è affatto risolta la querelle tra il presidente Geraldino Castaldi e il terzo componente Osvaldo De Gregoriis. Anzi, la frattura emersa anche in sede di assemblea sembra ormai insanabile. Nei prossimi giorni l’assemblea dei sindaci deve esaminare la richiesta di revoca avanzata da Castaldi nei confronti di De Gregoriis e la richiesta di quest’ultimo di azzeramento dell’intero organismo. Un passaggio che si deve fare al più presto, anche perchè molti sindaci vogliono chiarire altri aspetti, tra cui la “distanza” e la difficoltà al dialogo con il cda che in alcuni casi avrebbe adottato provvedimenti senza averli contattati. Non è ormai un mistero che molti primi cittadini sono delusi dalla terna scelta nel luglio del 2021 e ritenuta di “indiscussa e consolidata esperienza”.

Altro problema che si trascina da mesi è la costituzione della Consulta delle associazioni, organismo a garanzia dei cittadini, prevista nello Statuto di Aica. Voluta per dare peso al principio di trasparenza, informazione e partecipazione, non è riuscita a decollare per alcune diversità di vedute all’interno degli stessi sodalizi sulle modalità scelte per la rappresentanza stessa. Pare che così com’è stata concertata risulterebbe troppo affollata e con all’interno anche associazioni che non avrebbero avuto un ruolo di rilievo nella battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua.

Sullo sfondo di tutte queste allarmanti criticità c’è la forte accusa del Cartello Sociale ai sindaci, quelli che all’atto di costituzione di Aica sembravano felicemente uniti, per poi dividersi quando c’è stata la nomina del direttore generale e quando bisognava portare denaro fresco nelle casse della società. Il Cartello Sociale ha invitato la politica ad assumersi le proprie responsabilità e parla ormai quasi rassegnato di “pesante sconfitta della classe politica locale che non riesce a difendere gli interessi del territorio, a tutelare i suoi concittadini e che rischia di lasciare spazio alle scorribande di gruppi privati che vogliono mettere le mani su una risorsa fondamentale come l’acqua per ricavarne profitti nei prossimi decenni”.

Giuseppe Recca