Rinvio a giudizio per Arnone: “Accusò falsamente i vertici della procura di abuso di ufficio”

AGRIGENTO- Giuseppe Arnone, avvocato al momento cancellato dall’Ordine, è stato rinviato a giudizio dal Gip di Caltanissetta, Valentina Maria Amelia Balbo, ha disposto il giudizio immediato. La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio  per l’accusa di calunnia ai danni degli ex procuratori Renato Di Natale e Luigi Patronaggio, dell’ex aggiunto Ignazio Fonzo e dell’attuale procuratore reggente Salvatore Vella.

Arnone avrebbe indirizzato una nota alla Procura Generale in cui segnalava dei favoritismi da parte degli ex capi dei pm Renato Di Natale e Luigi Patronaggio e dei loro vice Ignazio Fonzo e Salvatore Vella. Arnone rinuncia all’udienza preliminare.

I fatti, riferiti al 20 febbraio 2020,  si riferiscono alla vicenda secondo la quale Arnone avrebbe calunniato i magistrati incolpandoli che “non avrebbero iscritto la medesima (una signora n.d.r.) nel registro delle notizie di reato per alcuni abusi edilizi commessi- circostanza non corrispondente al vero- facendo riferimento ad una presunta “situazione di illegalità all’interno della Procura della Repubblica di Agrigento” e affermando “la situazioni di continui ritardi ed omissioni nel promuovere l’azione penale in ordine a pacifici reati di abuso d’ufficio concernenti concessioni edilizie illecite”.

L’inizio del dibattimento è stato fissato per il 7 novembre. Secondo i pm Stefano Marino, Simona Russo e Dario Bonanno, Arnone – sapendoli innocenti – avrebbe accusato falsamente i quattro magistrati del reato di abuso di ufficio. La vicenda scaturisce dal contenuto di un’istanza di avocazione – strumento che consente alla parte di estromettere una Procura dallo svolgimento delle indagini quando si verificano ritardi e omissioni -, datata febbraio 2020,  nella quale Arnone sosteneva che i pm agrigentini avessero volutamente protetto una donna non indagandola per degli abusi edilizi.

Vicenda, quella narrata da Arone,  che si estendeva fino a descrivere una “situazione di illegalità all’interno della Procura”. Argomenti, secondo i pm di Caltanissetta, falsi e diretti esclusivamente a fare finire a processo i magistrati.