Aica, “Il prestito della Regione non è la soluzione e la consortile non è bancabile”

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Ancora un intervento da parte delle associazioni Agrigento Punto e a Capo, A Testa Alta, Bac Bac, Codacons, Legambiente circolo Rabat, Konsumer, Mani Libere, Titano. L’ennesimo per evidenziare come il prestito da 10 milioni dalla Regione (con i relativi interessi) “sia uno strumento improprio, potenzialmente dannoso e soprattutto non risolutivo dei problemi di AICA”.

L’intervento odierno segue i “troppi fatti riguardanti AICA che a parer nostro hanno indotto nell’opinione pubblica una certa confusione”, scrivono. Il punto base rimane “cosa si sarebbe dovuto già fare già fare e non si è fatto – come rivedere il piano economico finanziario e approdare al gestore unico- e da ciò che invece si vorrebbe imporre ai comuni con motivazioni discutibili il prestito regionale da 10 milioni di euro”.

Per le associazioni sopra elencate, “è stato messo in campo un vasto schieramento di forze istituzionali e mediatiche per sostenere ad una voce la necessità per i comuni soci di sottoscrivere il prestito della Regione, presentato come l’unica soluzione ai mali di AICA e quindi su questa base giudicare come “i buoni” i pochi che hanno già obbedito e “i cattivi, nemici dell’acqua pubblica” i molti che tardano, per vari motivi, a sottoscriverlo. Quest’ultimi, presi da mutismo, non danno spiegazioni sul loro agire e questa purtroppo è diventata una prassi molto poco democratica nella gestione del servizio idrico, troppo spesso condizionato da decisioni prese fuori dalle giuste sedi con i sindaci declassati a ruolo di “ratificatori”.

Le associazioni pongono alcuni  interrogativi: “Come mai la decisione di adottare questo prestito non è stata presa in seno all’Ati (l’unico organo in grado di prendere tali decisioni)? Non c’è traccia di delibere in tal senso. A che titolo è stato deciso negli uffici dell’Assessorato alle Autonomie quando l’Assessorato di riferimento è quello all’Energia?”

In buona sostanza, per le associazioni “questo strumento calato dall’alto senza dibattito in ATI, presentato come salvifico, sta distraendo l’attenzione da un’urgente analisi del perché AICA sia in difficoltà finanziaria e del come farla uscire strutturalmente da questo pantano”.

Sin dall’inizio di questa vicenda, le otto associazioni  avevamo espresso forti perplessità sul ricorso a questo strumento che “avrebbe inguaiato pure le casse comunali” e avevano avanzato l’ipotesi che il prestito fosse erogato dalla Regione ad AICA a fondo perduto, come è stato per i gestori privati nel 2007/2008, anche perché non c’è nessuna norma che lo vieterebbe.

Il corposo prestito regionale, così come concepito, “solleva troppi dubbi e non è affatto risolutivo dei problemi di AICA sostengono le associazioni, evidenziando che “piaccia o non piaccia, la legge non consente il soccorso finanziario dei Comuni alle società partecipate con queste modalità per ragioni di tutela delle finanze pubbliche e di concorrenza”.

Sostengono le associazioni che il prestito rischia di essere dannoso per i Comuni perché la legge regionale che regola l’emissione di questo prestito “prevede la restituzione di 2 milioni di euro l’anno per cinque anni. Ma AICA ha i conti in rosso e questa somma non potrà essere restituita ai Comuni per poi essere girata alla Regione”. Dunque, per le associazioni, la regione “si rivarrà sui bilanci comunali sotto forma di ulteriori tagli ai trasferimenti. Quindi, incredibile ma vero, ci saranno ancor meno servizi ai cittadini dell’ambito per 10 milioni in 5 anni”.

Per le associazioni Agrigento Punto e a Capo, A Testa Alta, Bac Bac, Codacons, Legambiente circolo Rabat, Konsumer, Mani Libere, Titano, “è surreale che il dibattito non si orienti piuttosto sul perché AICA sia nata già con questi problemi finanziari e su come risolverli”.

Insomma, l’ATI dovrebbe “con urgenza aumentati gli incassi e diminuite le spese del gestore. Se AICA sarà resa finanziariamente sostenibile, pareggiando il bilancio con le sole bollette come previsto per legge, potrà rivolgersi alle banche o al fondo di garanzia apposito messo a disposizione da ARERA per finanziare interventi straordinari, senza coinvolgere le casse comunali. Se non sarà resa sostenibile e si seguiterà a a far credere che il prestito da 10 milioni sia l’unico strumento utilizzabile, tra poco più di due mesi (luglio) vi sarà la resa dei conti prevista sia dal PNRR che dal disegno di legge “concorrenza”. I sindaci- concludono le associazioni- potranno così riconsegnare la gestione ai privati e chissà che non si siano dati tanta pena proprio per raggiungere questo obiettivo”.

 

che dal disegno di legge “concorrenza”. i sindaci potranno così riconsegnare la gestione ai privati e chissà che non si siano dati tanta pena proprio per raggiungere questo obiettivo!