Pandemia, crisi energetica, guerra e inflazione non danno tregua ai commercianti agrigentini. Allarme di Confcommercio
Pasqua quasi normale dopo due anni di restrizioni, ma operatori del commercio molto preoccupati per una situazione generale che dopo l’emergenza sanitaria adesso deve fare i conti con la dilagante inflazione e la crisi energetica. Giuseppe Caruana, presidente provinciale della Confcommercio, spiega perchè in provincia di Agrigento il commercio al dettaglio sta affrontando una delle più gravi crisi di sempre, un’emergenza sociale che la pandemia, il caro bollette, il vertiginoso aumento dei costi delle materie prime ed il clima di incertezza e preoccupazione a livello internazionale a causa della guerra in Ucraina, si sta accentuando ulteriormente e alimenta forte pessimismo.
La settimana di Pasqua ha fatto toccare con mano quanto si temeva: le famiglie agrigentine hanno deciso di limitare gli acquisti preferendo risparmiare, il cosiddetto “retail” è uscito dal Covid con tante speranze ma è entarto nel tunnel della crisi energetica. I dati nazionali dell’Osservatorio sui consumi di mercato di Confimprese, riguardanti ad esempio le vendite di abbigliamento e accessori, hanno segnato un calo del 25 per cento, mentre il commercio al dettaglio in generale ha evidenziato un calo complessivo del 14,7 per cento, che include anche la ristorazione.
“In provincia di Agrigento – ci dice Caruana – questa percentuale è stata abbondantemente superata. Il 2022 sarà un altro anno molto difficile per il “retail”, se la guerra in Ucraina dovesse proseguire, il clima di incertezza coinvolgerà anche il periodo estivo che per tutti noi doveva invece essere di ripresa dopo i due anni di pandemia e restrizioni”. Il commercio al dettaglio non mostra dunque segni di particolare dinamicità. Un po’ meglio turismo e ristorazione, settori che si sono rimessi in moto ma che segnano una riduzione delle presenze straniere.
“Le famiglie non hanno più potere di acquisto – aggiunge Caruana – ormai siamo giunti ad una media di circa 2.500 euro in più di spese annuali a famiglia, pochi pensano oggi ad acquisti voluttuari. Le bollette energetiche sono quasi raddoppiate, sono costi che non erano stati messi in conto, c’è una stagnazione evidente dei consumi che si aggiungono ai problemi che sono emerse con l’emergenza coronavirus”. Alla festività pasquale i commercianti di tantissimi comparti guardavano con fiducia e speranza. Invece, ad esclusione di poche eccezioni, non ci sono prospettive che inducono a stare sereni.
Per la Confcommercio, si sta acuendo quella desertificazione commerciale che era già emersa con prepotenza e che rischia di ridurre la qualità della vita di turisti e residenti. “Noi – conclude Caruana – stiamo spingendo per sostenere con forza le imprese più colpite e per questo chiediamo di utilizzare presto e bene le risorse del Pnrr per migliorare il tessuto economico urbano e quindi l’attrattività delle nostre città e dei nostri centri storici”.
Giuseppe Recca