Processo “Montante bis”: Rinviati a giudizio i 13 imputati, c’è anche Crocetta e l’ex assessore Lo Bello
SICILIA- Tutti rinviati a giudizio i tredici imputati del processo “Montante bis”. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare di Caltanissetta Emanuela Carrabotta. Il processo inizierà il prossimo 2 maggio.
Accolta la richiesta dei pubblici ministeri Claudia Pasciuti e Davide Spina. Finisce di nuovo sotto processo l’ex presidente degli industriali siciliani Antonello Montante. Assieme a lui ci sono l’imprenditore Rosario Amarù, l’ex commissario dell’Irsap Maria Grazia Brandara, l’imprenditore ed ex presidente di Sicindustria Giuseppe Catanzaro, l’ex governatore Rosario Crocetta, l’ex capo centro della Dia di Palermo Giuseppe D’Agata, l’ex capo della Dia Arturo De Felice, il capo della sicurezza di Montante Diego Di Simone Perricone, gli ex assessori regionali alle Attività produttive Maria Lo Bello e Linda Vancheri, il vice questore in servizio allo scalo di Fiumicino, Vincenzo Savastano, l’ex capo centro della Dia di Caltanissetta Gaetano Scillia, l’imprenditore Carmelo Turco.
Le nomine di Mariella Lo Bello e Linda Vancheri sarebbero state pilotate da Montante affinché potessero condizionare le scelte del governatore siciliano e piegarle, secondo l’accusa, agli interessi suoi e dei suoi amici.
In cambio Crocetta avrebbe ottenuto da Catanzaro, Amarù e Turco “fondi in nero” per finanziare la sua campagna elettorale del 2012 e l’intervento di Montante per “evitare la diffusione di un video a contenuto sessuale che ritraeva Crocetta”.
A sua volta Catanzaro avrebbe ottenuto favori e consigli per la sua società che si occupa di rifiuti. Ad esempio fu avvisato da Crocetta che “avrebbe dovuto dotarsi di un impianto di biostabilizzazione in assenza del quale non avrebbe più potuto autorizzare l’attività della discarica rassicurandolo comunque sulla possibilità di ovviare alla temporanea di indisponibilità della necessaria apparecchiatura mediante sistemi mobili”.
Per Montante inizia, dunque, un nuovo processo dopo quello che in primo grado si è concluso con un verdetto pesantissimo e che riguardava la rete di spionaggio attivata dall’ex potente dell’antimafia.